Un corridoio di rose bianche ha accolto la bara, pure bianca, di Stefano Velea, il 20enne deceduto a seguito del tremendo incidente stradale di domenica scorsa, 5 maggio, sul maledetto ponte dove è precipitato con la sua auto, sfondando il parapetto, al confine tra Marche e Abruzzo, lungo la strada che dalla frazione di Lisciano sale verso Santa Maria a Corte, a poca distanza dalla frazione di Gabbiano, in provincia di Teramo (leggi qui).
Oggi 8 maggio l’ultimo saluto nella chiesa ortodossa di San Venanzio, al centro di Ascoli, città dove il giovane operaio era nato e viveva con la sua famiglia, la mamma, il papà ed i tre fratelli.
Inconsolabili per la grave perdita ma circondati dalla grande comunità rumena che ogni domenica si riunisce sotto la guida di don Claudiu Costache, che ha celebrato anche il rito funebre per Stefano, nella chiesa di Piazza Bonfini, stamattina gremita anche di bambini e ragazzi, amici di Stefano e dei fratelli più piccoli.
In tantissimi gli amici, con gli occhi gonfi di lacrime nelle magliette della palestra che Stefano frequentata o con quelle con la scritta tipicamente ascolana “Pozza i’ bbé”.
Tutti con i mano palloncini bianchi e verdi che, all’uscita del feretro dalla chiesa sono volati in cielo insieme alle colombe bianche.
“Vai uomo! Sempre più in alto” recitava lo striscione che campeggiava fuori dall’edificio religioso, colorato da tante impronte di mani e dalle bandiere rumena e italiana.
Un unico abbraccio di cattolici e ortodossi a Stefano e ai suoi cari.
m.n.g.
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