di Luca Capponi
Se non è record, poco ci manca. Due canzoni in gara all’Eurovision Song Contest. Chi se non lui, Dario Dardust Faini. L’uomo che trasforma le note in oro. Dischi d’oro, per la precisione. E chissà se stavolta, dopo aver sfiorato la vittoria nel 2019 con la “Soldi” di Mahmood, non possa arrivare il trionfo.
Anche perché, appunto, la possibilità raddoppiano. In vista della finale di sabato 11 maggio, infatti, il super festival che si sta svolgendo a Malmo, in Svezia, vede in lizza “La noia” di Angelina Mango, fresca di esibizione nella serata odierna di giovedì 9 maggio e già qualificata. E, a sorpresa, “Fighter” della lussemburghese Tali Golergant, che ha riportato il piccolo stato di nuovo in gara dopo ben 31 anni.
Di Angelina e del brano che ha trionfato all’ultimo Festival di Sanremo, scritto insieme a Madame e al musicista/producer ascolano, si sa tutto. Meno, invece, di Tali, classe 2000 nata a Gerusalemme da mamma israeliana e papà peruviano ma con cittadinanza nel Lussemburgo, e del suo “Fighter”, pezzo realizzato in tandem da Ana Zimmer, Manon Romiti, Silvio Lisbonne e, appunto, il buon Dardust, anche qui nella doppia veste di autore e produttore.
La sua storia, rispetto alla figlia d’arte di Pino Mango e di Laura Valente, è meno nota. “Fighter” era stata scritta un paio d’anni fa, poi l’arrivo di Tali nella medesima etichetta di Dardust ha fatto scattare la scintilla, dando vita ad un cantato in francese ed inglese che martedì ha conquistato la finale grazie ad un mix di energia e melodia che catturano al primo ascolto.
Insomma, la mega kermesse in cui si sfidano i cantanti in rappresentanza delle nazioni europee, tra gli eventi non sportivi più seguiti al mondo, con dati d’ascolto da vertigine, porta con sè un bel pezzo di Ascoli. Ora non resta che attendere l’ultimo capitolo di sabato per vedere come andrà a finire e se il vessillo di Dardust si isserà anche sul trono più ambito del continente. Va ricordato che dal 1956, anno della fondazione dell’Eurovision, ad oggi l’Italia ha vinto solo tre volte: nel 1964 con “Non ho l’età (per amarti)” di Gigliola Cinquetti, nel 1990 con “Insieme: 1992” di Toto Cutugno e nel 2021 con “Zitti e buoni” dei Måneskin.
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