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Ascoli in C: rabbia e delusione da sbollire, poi ripartire

SERIE B - La retrocessione annunciata è la somma dei tanti errori commessi. Alla fine del match vinto col Pisa, inutile ai fini della salvezza, in curva è apparso uno striscione “Giocatori e società via dalla nostra città”. La frattura tra le due parti è netta. Retrocede una squadra, non certo una tifoseria
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di Lino Manni 

“Bomba non bomba noi arriveremo a Roma”, canta Antonello Venditti.

 

Al “Del Duca” i tifosi dell’Ascoli ne lanciano ben 23 in campo ma la salvezza non arriva. Probabilmente arriverà una multa pesante. Molto pesante. L’Ascoli nell’ultimo turno della stagione ha fatto il compitino, ha vinto la partita col Pisa (2-1), quella più inutile da vincere. Per dieci minuti, visti i risultati di Bari e Ternana, si è guadagnato un posto ai playout; gli altri ottanta minuti la Serie C.

L’Ascoli retrocede in Serie C

 

Al triplice fischio la sentenza: retrocessione diretta dopo nove anni di cadetteria. Una serata amara dove, l’unica cosa positiva, sono stati i tifosi accorsi allo stadio. Quasi diecimila che hanno sostenuto, incitato e cantato a squarciagola per ottanta minuti. Poi silenzio “tombale” negli ultimi dieci minuti prima di ammainare le bandiere. Alla fine sono ripartiti i cori del pubblico sugli spalti, prima per dimostrare di essere una tifoseria di categoria superiore e poi per contestare, con slogan variopinti e colorati, la dirigenza. In curva è apparso uno striscione con la scritta: “Giocatori e società via dalla nostra città”.

 

Insomma, retrocede una squadra ma non certo una tifoseria. La frattura tra le due parti è netta e probabilmente ci sarà bisogno dell’intervento di un grande luminare per risolvere la situazione. Arrivare all’ultima giornata e sperare di cancellare gli errori di un anno in novanta minuti non è facile. Anzi direi impossibile. Ma è proprio vero che ora è inutile “piangere sul latte versato”, lamentarsi o disperarsi per gli errori commessi o per aver preso decisioni dalle quali non si possono più cambiare le conseguenze.

 

Mo ha da passà ‘a nuttata”, diceva il grande Eduardo De Filippo nella celebre commedia “Napoli milionaria”. Adesso deve passare la grande delusione. Poi c’è da ripartire con grande entusiasmo e con quella passione tipica dell’ascolano.


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