di Giuseppe Di Marco
E’ possibile realizzare alloggi popolari al posto del distretto sanitario di Via Romagna? A proporlo sono i quattro Sindacati Inquilini, che hanno inviato una lettera al sindaco Antonio Spazzafumo e all’assessore al sociale Andrea Sanguigni.
«In queste settimane – scrivono Antonio Angelini (Sicet–Cisl), Angelo Lancianese (Sunia–Cgil), Daniele Primavera (Unione Inquilini) e Andrea Catalani (Uniat–Uil) – abbiamo appreso di come il Comune abbia disposto una permuta dell’immobile ex Asl di Via Romagna. Dato che non ci risulta sia ancora stata formalizzata una nuova destinazione per l’area, ci sentiamo quindi di proporre un intervento. Riteniamo infatti che quello spazio possa essere efficacemente utilizzato a fini abitativi per l’edilizia sovvenzionata e per progetti di ospitalità sociale, previa negoziazione con l’Erap e altri partner degli interventi conseguenti».
Perché proprio l’immobile del distretto sanitario? Intanto perché l’edificio, che diventerà proprietà comunale in cambio del terreno di Via Romagna dove l’Ast realizzerà la Casa di comunità e la Casa della salute, è piuttosto grande: questo permetterà di portarvi un gran numero di alloggi. C’è poi da dire che Sant’Antonio da Padova è un quartiere in cui non sono presenti interventi di edilizia sovvenzionata, e risulta ricca di servizi sanitari, amministrativi e commerciali. Essendo in pieno centro, inoltre, risulterebbe molto adatto ad ospitare persone disabili o anziane. I sindacati aggiungono che l’intervento sarebbe a consumo di suolo zero e che il nuovo edificio non presenterebbe volumi aggiuntivi.
«Come Sindacati Inquilini, più volte abbiamo sottoposto alla vostra attenzione la crisi abitativa che investe la città di San Benedetto – spiegano i referenti delle sigle – Tale crisi colpisce una moltitudine di soggetti in forme diverse, con varie conseguenze che vanno dall’eccessiva erosione del reddito fino all’impossibilità materiale di sottoscrivere un contratto d’affitto, che spesso sfocia nell’espulsione dalla città delle fasce più deboli. A San Benedetto, i modesti interventi pianificati negli ultimi decenni tardano a dare i loro frutti, con il risultato che sono centinaia i nuclei familiari i quali, pur essendo in graduatoria, non hanno e non avranno certamente risposte adeguate nel prossimo futuro».
Concludono i sindacalisti: «Riteniamo quindi che questa sia per la città un’occasione da non perdere, che potrebbe segnare un importante intervento sull’emergenza abitativa dopo troppi anni di stasi e di mancata progettualità».
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