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«Con l’assoluzione è finito un incubo durato 20 udienze, ma patire per essere processati da innocenti è comunque una condanna»

ASCOLI - L'avvocato Mauro Gionni così commenta l'assoluzione di un'infermiera e di un'operatrice sanitaria accusate di omicidio colposo per la morte di una paziente caduta da una barella all'ospedale di San Benedetto
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L’avvocato Mauro Gionni

 

di Peppe Ercoli

«Per l’infermiera e l’operatrice sanitaria assolte è la fine di una angoscia durata sei anni». Così l’avvocato Mauro Gionni commenta la sentenza del tribunale di Ascoli che ha assolto le due imputate dall’accusa di omicidio colposo per non aver vigilato adeguatamente su una anziana paziente che è caduta dalla barella dopo il ricovero al pronto soccorso dell’ospedale Madonna del Soccorso. L’anziana è morta due giorni dopo l’accaduto.

Il penalista ascolano, che difendeva una delle imputate, trae spunto dal pronunciamento del giudice per evidenziare un problema che riguarda la giustizia italiana, la lentezza dei procedimenti.

«Il fatto risale al 10 gennaio 2018; in realtà sarebbe durato molto meno se solo il giudice per le indagini preliminari avesse accolto la richiesta di archiviazione proveniente dalla Procura. Già all’epoca, infatti – ricorda l’avvocato Gionni – vi era una perizia che le scagionava, tanto che la Procura stessa ha coerentemente ribadito tale decisione in sede dibattimentale chiedendo l’assoluzione».

Quasi 20 udienze e cinque anni di processo per cambi di giudice. «Dobbiamo ringraziare la velocizzazione impressa dalla dottoressa Angela Miccoli – prosegue – La dimostrazione che oggi, di per sé, il processo, in Italia, anche in caso di assoluzione è già una pena. Ciò vale anche per le vittime, sia chiaro. Ma essere accusati di omicidio colposo e di aver fatto male il proprio lavoro, quando ciò non è vero, è un incubo che dovrebbe essere risolto in poco tempo. Aver bisogno di sei anni per dimostrare che ciò non è assolutamente vero è già di per sé è una condanna anche se poi arriva l’assoluzione».


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