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Le nostre montagne e gli errori del passato: la riflessione del Cai 

ASCOLI - Un incontro alla Bottega del Terzo Settore per ripercorrere le scelte delle amministrazioni locali a partire dagli anni '60. Occhi puntati sulla strada nota come “sfregio della Sibilla”
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Il Piceno, terra delineata dal mare e dai monti, offre ampie opportunità a turisti ed escursionisti. Opportunità da sfruttare, senza dubbio, ma senza devastare le bellezze naturali. Ora c’è maggiore consapevolezza alla cura dell’ambiente, ma anni fa, sull’onda delle nuove prospettive economiche che il territorio sembrava offrire, sono state fatte azioni che, col senno di poi, sono risultate “sbagliate”.

L’argomento è emerso in un incontro pubblico del Cai di Ascoli, tenutosi nella Bottega del terzo e curato da Marcello Nardoni.

I relatori sono partiti dai primi anni ‘60 per ripercorrere le scelte delle amministrazioni locali «che in quei decenni ritenevano che il favorire la frequentazione delle nostre montagne dovesse partire da infrastrutture costose quanto improbabili.

La prospettiva di sviluppo di allora risulta oggi miope e ottusa, eppure non sembra che le amministrazioni attuali siano in grado di offrire proposte molto differenti».

 

Occhi puntati sulla strada della Sibilla, «definita “sfregio” mai ultimata è ancora ben visibile sul versante meridionale della montagna che da il nome a tutto il massiccio dei Sibillini, segnando un taglio di oltre sei metri di ampiezza sul ripido pendio che una volta era ininterrottamente ricoperto da prati». 

Il geologo Fabio Vannicola, pure socio della sezione Cai cittadina, ha illustrato gli squilibri sulla vegetazione e sull’idrografia conseguenti a tale intervento e spiegato come essi non possano risolversi naturalmente, se non in  secoli.

«Le nostre montagne – si legge in una nota del Cai – pagano ancora il pegno di quando con disinvoltura si facevano onerosi investimenti a debito, lasciando alle generazioni successive il doppio onere di pagare i debiti e sanare i danni»


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