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Crivelli e i capolavori ascolani conservati a Londra: «Potevano essere ancora qui»

ARTE - Le nuove sale della National Gallery vantano una ricca collezione del genio del Rinascimento adriatico, molte delle quali provenienti da Ascoli. Tra di esse, la superba "Annunciazione" realizzata nel 1486 per la chiesa dell'Annunziata. Papetti: «Esaltante e mortificante saperle lì. Le requisizioni napoleoniche del 1811 e le vendite indiscriminate hanno contribuito alla dispersione di un patrimonio artistico straordinariamente ricco»
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Un visitatore davanti all’Annunciazione di Crivelli, alla National Gallery di Londra

 

di Luca Capponi 

 

Si trova lì ormai dal 1864, in uno dei musei più visitati del mondo. Ma la storia dell’Annunciazione di Carlo Crivelli parte da più lontano. Esattamente dalla chiesa della Santissima Annunziata di Ascoli. Dal capoluogo piceno, dove vide la luce nel 1486, alla National Gallery di Londra. Come spesso accade in questi casi, in mezzo c’è un mondo di fatti, storie, accadimenti che non possono non incuriosire. Ed in alcuni momenti, creare anche un po’ di rammarico per come sono andate le cose.

 

Il capolavoro di Crivelli (sommo artista nato a Venezia intorno al 1430 e morto tra le cento torri nel 1495), dove spicca la figura di Sant’Emidio che regge tra le mani un modellino raffigurante proprio la città di Ascoli, non è però l’unico presente nel sito londinese. A ricordarlo è Stefano Papetti, curatore scientifico delle collezioni comunali di Ascoli, docente di museologia e restauro e grandissimo esperto d’arte.

 

«Per noi marchigianispiega – è sempre un’esperienza allo stesso tempo esaltante e mortificante visitare le nuove sale dall’ala Sainsbury della National Gallery dedicate alle opere di Carlo Crivelli, oggetto in anni recenti di importanti interventi di restauro che hanno messo in luce la brillantezza dei colori e l’impeccabile tecnica esibita dal maestro veneto. Una visita che nel mostrarci le tavole di uno dei protagonisti del Rinascimento adriatico ci lascia sconfortati dal sapere che la maggior parte di quei dipinti provenga da Ascoli Piceno o da altri centri marchigiani».

 

Tra le curiosità riguardanti l’Annunciazione, magnifica opera che offre all’occhio molteplici spunti, dal vertiginoso gioco di prospettive ai tanti dettagli caratterizzanti (tra cui il pavone, simbolo cristologico di immortalità), c’è il fatto che sia ambientata in una via cittadina. Sul tragitto che compì il quadro nei primi anni del 1800, e la cui destinazione finale sarebbe stata l’Inghilterra, la narrazione è ampia ed interessante, con tanto di zampino di…Napoleone.

Sant’Emidio tiene in mano un modello della città di Ascoli

 

«I due polittici un tempo nella chiesa di San Domenico, appartenuti a Luciano Bonaparte e quindi al principe Demidoff, ma soprattutto la Annunciazione dipinta nel 1486 per celebrare la Libertas Ecclesiastica sono le maggiori gemme della collezione londinese – continua Papetti -. Potrebbero essere ancora ad Ascoli se non fossero avvenute le requisizioni napoleoniche del 1811 o le vendite indiscriminate delle opere appartenute agli ordini religiosi soppressi, eventi che hanno contribuito alla dispersione di un patrimonio artistico che doveva essere straordinariamente ricco».

 

«Non ci consola neanche il fatto che la National Gallery, nel 1994, abbia concesso alla città di Ascoli la possibilità di riavere per tre mesi la Annunciazioneconclude – Il dipinto, nel luogo in cui oggi si trova, non riesce a trasmettere in pieno il senso che aveva quando era conservata nella chiesa dell’Annunziata, apparendo al pubblico come uno straordinario capolavoro decontestualizzato e perciò incapace di narrare la sua storia».


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