di Giuseppe Di Marco
La Provincia di Ascoli Piceno ha 20 giorni per deliberare lo stato di dissesto. Dopodiché, se non dovesse farlo, verrà nominato un commissario per portare avanti la stessa procedura. E’ quanto sancito da una lettera della Prefettura arrivata a Palazzo San Filippo il 20 giugno. La gestione della crisi, nell’ente provinciale, è arrivata ad un bivio fondamentale.
Il tutto fa riferimento alla delibera risalente a fine aprile, con cui la Corte dei Conti ha avviato la procedura frutto di un combinato disposto fra alcuni commi dell’articolo 243 quater contenuto nel Testo Unico degli Enti Locali. Un corposo documento, peraltro difficile da comprendere: all’inizio si pensò di dover dar seguito al cosiddetto dissesto guidato, ma la più recente interpretazione ha virato sul dissesto puro e semplice.
Procedura, quest’ultima, che comunque non comporta lo scioglimento del Consiglio, anche in caso di commissariamento. Entro il 10 luglio, però, l’assise ha la gravosa consegna di deliberare il dissesto. Cosa succederà ora? Un’idea che si è fatta strada a Palazzo San Filippo è di tentare ricorso avverso la delibera della magistratura contabile, opponendosi a quella durissima disamina, che comunque riconosceva l’impegno profuso dall’Amministrazione guidata da Sergio Loggi nel risolvere la crisi.
Ma questa strada è tutta in salita. Intanto, per impugnare la delibera della Corte dei Conti, bisognerebbe utilizzare nuove risorse dell’ente, proprio ora che qualsiasi spesa non necessaria viene vista con occhi estremamente critici. In secondo luogo, l’esito di un “appello” così tecnico sarebbe tutt’altro che scontato. E’ piuttosto certo, invece, che sia stata scartata l’alternativa più drastica: le dimissioni in massa del Consiglio come atto di protesta.
La decisione dell’Amministrazione sarà resa nota all’inizio della prossima settimana.
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