di Peppe Ercoli
Poche idee ma… confuse. Almeno all’apparenza, perché quando sono in gioco interessi economici rilevanti, magari i diretti interessati le idee le hanno chiare e non hanno (giustamente) alcun interesse a far trapelare cosa sta avvenendo davvero.
Questo sembra il clima intorno alle vicende che riguardano il futuro prossimo venturo dell’Ascoli calcio.
Di chiacchiere tante, per lo più alimentate da quella catena di Sant’Antonio che sono ormai i messaggi che rimbalzano sulle chat di WhatsApp e nei quali vengono spacciate verità assolute, tesi di alta finanza. C’è chi si addentra nei meandri della proprietà dell’Ascoli calcio, per stabilire se e in che modo può essere coinvolta in eventuali (e mai dimostrate con carte alla mano) difficoltà finanziarie di partner e delle società che riconducono a Massimo Pulcinelli.
C’è chi si incaponisce a immaginare un futuro di tutti ascolani proprietari del 100×100 delle quote (distribuendole tanto a ognuno) senza tenere conto che è complicato nel calcio, fatto di eterne contestazioni, convincere qualcuno dei più facoltosi imprenditori ascolani ad accollarsi il 51 per cento del pacchetto azionario. Perché c’è un detto che si adatta perfettamente alla situazione: “le società devono essere dispari e due soci sono già troppi”. Per cui serve un socio di maggioranza.
Ma perché uno dovrebbe farsi convincere a fare questo passo e entrare “da padrone” nel mondo del calcio che storicamente (soprattutto in Ascoli) è un tritacarne?
Ricordiamo tutti quello che hanno passato Roberto Benigni e la sua famiglia, lo stesso Francesco Bellini. Perfino l’idolo assoluto Costantino Rozzi è stato a suo tempo contestato e invitato a passare la mano.
Si spiega allora perché i più importanti imprenditori ascolani preferiscono spendere soldi per sostenere l’Ascoli calcio, ma attraverso sponsorizzazioni e non mettendosi personalmente alla guida… Bisogna riflettere su questa cosa.
Lo stallo che c’è intorno all’Ascoli è evidente e il tempo in vista della prossima stagione passa. Chi vuole comprare, ammesso che al momento ci sia davvero qualcuno fortemente interessato, potrebbe voler attendere il 30 giugno per la chiusura dell’anno contabile, propedeutica alla successiva incombenza dell’approvazione del bilancio 2023/24. Solo in quel momento si conoscerà la reale situazione finanziaria della società bianconera, si potranno fare i cosiddetti “conti della serva” valutando passività, valore parco giocatori di proprietà, contribuzioni da parte della Lega, sponsorizzazioni, costi di gestione (personale, spese vive, etc).
Magari basteranno poche ore e se c’è un compratore potrebbe convincersi a breve. Ma potrebbero passare settimane, perché trovare un accordo fra chi vende e chi acquista non è affatto facile.
Per cui lo scenario attuale fa pensare che sarà ancora Massimo Pulcinelli a dare il via alla stagione, grazie alle sponsorizzazioni degli imprenditori ascolani e magari facendosi anticipare dalla Lega i fondi che spettano al Picchio per la stagione di serie C 2024/25. Pulcinelli ripete che vuole vendere, ma chiaramente in caso questo obiettivo tardi dovrà comunque rendere l’Ascoli “appetibile” e lo farà.
La delusione per la retrocessione ha pervaso tutto la città e esacerbato gli animi di coloro che vogliono Pulcinelli “via da Ascoli” insieme ai suoi collaboratori. Il pensiero è chiaro, ma per fare in modo che il patron venda, occorre ci sia un compratore e, finché questo compratore non c’è, continuare a contestare Pulcinelli non è producente, anzi è inutile.
“Calma e gesso” dicono i giocatori di biliardo. Un detto che possiamo mutuare anche all’attuale situazione dell’Ascoli.
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