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Bernardini: «Pulcinelli ha messo soldi nell’Ascoli, ma gli auguro di vendere»

CALCIO - L'ascolano smentisce le voci sui social che lo vogliono fra i papabili al ruolo di direttore sportivo. «Mai fatto e per altro non ho neanche il patentino»
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L’estate calcistica dell’Ascoli 2024 sarà legata assolutamente ad un fenomeno: le “catene di sant’Antonio” nei gruppi WhatsApp, in cui veramente se ne leggono di tutti i colori sul futuro societario, sui possibili acquirenti della società bianconera e sui chi ricoprirà incarichi dirigenziali.

 

Negli ultimi giorni è stato il turno di Simone Bernardini ad essere accostato a Massimo Pulcinelli e quindi all’Ascoli, come candidato al ruolo di direttore sportivo. «Sono inutili e fuorvianti queste affermazioni e riferimenti, così come dire che io mi stia proponendo all’Ascoli Calcio, per qualcuno addirittura come DS. Preciso inoltre – spiega Bernardini – che non ho ricoperto questo ruolo nelle mie precedenti esperienze con Teramo, Giulianova, Monticelli, Alma Juventus Fano, Notaresco, L’Aquila 1927, dando anzi suggerimenti a queste società su chi scegliere. Per altro, per mia scelta, non ho mai voluto effettuare il corso da direttore sportivo».

 

Bernardini smentisce anche di avere rapporti di consulenza con Pulcinelli. «Assolutamente no; mi sono relazionato con l’attuale proprietario dell’Ascoli, proponendo un modus operandi completamente differente da ciò che è accaduto negli ultimi 21 anni, che rimettesse al centro professionalità e valori aggiunti ascolani tra cui anche me medesimo: il mio non è stato un tentativo auto propositivo e ad personam, bensì una mirata concezione culturale e di gestione sportiva da condividere globalmente, ma che sarebbe dovuto partire non oltre la metà del mese di giugno e non a luglio».

 

Fatto sta comunque che l’eventuale cessione delle quote della società bianconera sta tardando. Perché? «Semplice – risponde Simone Bernardini – Perché una società di calcio di Lega Pro come l’Ascoli non varrebbe più di 2/3 milioni di euro, comprendendo l’eventuale intero indebitamento; aggiungo inoltre che non varrebbero oltre 3/400 mila euro il 70% delle società che non vantano il blasone dell’Ascoli, che è sorretto da una gloriosa e numerosa tifoseria, sempre in prima linea per gli incassi stadio».

 

Molti si sono chiesti perché il nome di Simone Bernardini viene accostato all’Ascoli in una fase così delicata. «L’unica cosa che mi sento di affermare, sia alla luce della mia esperienza e sia come elemento di coscienza per le persone che mi chiedono lumi sul come evolverà questa non marginale vicenda, è che l’attuale proprietà, pur nel commettere molti errori di carattere gestionale non solo in questa annata sportiva culminata con la retrocessione, ha avuto il coraggio, non comune, di mettere a disposizione, in 6 anni, oltre 30 milioni di euro tra finanziamenti soci e sponsorizzazioni dirette, che non mi sembrano pochi. Per questa motivazione in primis, personalmente auguro a Massimo Pulcinelli e alla sua famiglia di riuscire a cedere l’intero pacchetto azionario come da lui ribadito. Auguro infine a tutte le componenti della città, nessuna esclusa, un buon campionato di Lega Pro. L’Ascoli – conclude Bernardini – ha avuto il merito e le capacità di partecipare ancora una volta ed ininterrottamente ad un campionato professionistico e sin dal 1959. Se siamo la “Regina delle Marche” ancora una volta è perché Ascoli (patria nostra) ha saputo miscelare le proprie tradizioni con la crescita intergenerazionale».


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