di Luca Capponi
La prima Quintana senza Andrea. Fa strano sì, ma tant’è. Per la prima volta dopo non so più nemmeno quanti anni. Cinquanta? Sicuramente di più. Sono sicuro che frugando nella chat di WhatsApp me lo avrà detto chissà quante volte. E adesso che mi serve, neanche me lo ricordo.
Ma so che Andrea mi scuserà, perché lo ripeteva sempre ogni volta che ci trovavamo a scrivere di cose “brutte”, di lutti o disgrazie che riguardavano persone vicine: «A volte questo mestiere sa essere ingrato».
Già. E a volte sa essere bellissimo. Come quando poteva scrivere della sua amata Quintana. Dei dati e degli aneddoti che, solo lui, conosceva a memoria, al minimo dettaglio, molti perché li aveva vissuti in prima persona, molti altri perché li aveva già scritti, studiati o ascoltati, e quando Andrea ascoltava qualcosa che riguardava l’Ascoli o la Quintana era praticamente certo che se la ricordava con dovizia di particolari.Sabato, alla partenza del corteo, i colori della sua Porta Romana dovranno fare a meno del rullo di quel tamburo da cui non si era mai staccato, come da quel ruolo, il tamburino appunto, che aveva voluto mantenere nei decenni rinunciando ad altre figure più appariscenti. Sempre e comunque scandendo il passo dei suoi ragazzi, così come faceva col giornale. Scandiva il passo, ogni giorno.
Sarà un’edizione particolare, dunque, quella del 13 luglio. Piena di emozioni, soprattutto per chi gli ha voluto bene. Soprattutto per i sestieranti rossoazzurri. Davanti alla dama Marzia Canali ci sarà infatti il piccolo Cristian Giandonato, 7 anni, nipote di Sabrina Mazzone, cugina a cui Andrea era molto legato e dama di Porta Romana nell’anno del cinquantennale, il 2004. Cristian sfilerà con lo stesso vestito con cui 20 anni fa sfilò lo zio Alessio, il figlio di Sabrina. Ai tempi, la famiglia Mazzone decise di fare dono al sestiere di alcuni vestiti, tra cui il nuovo da dama indossato proprio da Sabrina. Quello di Alessio, però, per una decisione presa insieme allo stesso Andrea, rimase nell’armadio. Quasi per un segno del destino, adesso, finirà sulle spalle di Cristian, a cui tra l’altro calza a pennello. Un gesto semplice ma pregno di significato.
Così come quello di stampare una serie di magliette dalle eloquenti parole: “La tradizione hai tramandato, non sarai mai dimenticato. Andrea sempre con noi”.
Andrea Ferretti, il nostro direttore, tra i fondatori di questo giornale, se ne è andato lo scorso 18 aprile, a 62 anni, lasciando un grande vuoto. Tanto aveva ancora da fare, da dire e scrivere. Compito di chi gli ha voluto bene, come vita vuole, è quello di tenerne il più possibile vivo il ricordo. Anche e soprattutto attraverso quello più amava.
Nella certezza che, da lassù, domani sera, non rinuncerà a tenere il tempo col suo fedele tamburo.
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