Nel pomeriggio di ieri sono iniziate le delicatissime operazioni di spostamento del nido di tartaruga Caretta caretta, per via della eccessiva vicinanza all’acqua e del crescente rischio di alte maree che minacciavano di sommergerlo. E, per aumentare le possibilità di riuscita, si è dovuto attendere fattori climatici ottimali, dopo il 25esimo giorno dalla deposizione. Le attività propedeutiche alla dislocazione sono state messe in atto dal personale di Fondazione Cetacea, responsabile della gestione del nido autorizzata con deroga ministeriale, e coadiuvate da oltre 30 fra ricercatori, studiosi, volontari e militari della Guardia Costiera che si sono dati appuntamento sul quel lembo di spiaggia libera di Cupra Marittima diventato famosissimo dallo scorso 12 giugno.
Dopo aver individuato una nuova spiaggia, con un corpo sedimentario analogo a quello “originale”, il team di esperti di Fondazione Cetacea – capitanato dalla dott.ssa Chiara Roncari – ha trepidamente atteso che la temperatura della sabbia scendesse sotto i 28°C, per iniziare la complessa operazione di manipolazione del nido. Alle 20:30 la notizia che nessuno avrebbe voluto: durante l’operazione di speratura – l’apertura del nido, effettuata con un apposito strumento – è stato constatato che tutte le 67 uova non erano vitali. Alcune erano rotte, altre ammuffite o malformate, probabilmente a causa della scarsa esperienza della tartaruga nidificante.
«Non è possibile al momento determinare le cause, da accertate previa analisi dettagliate che verranno condotte, tra gli altr, dall’Università di Camerino – spiegano i dottori Nicola Ridolfi e Valeria Angelini -. Si dovrà tener conto di diversi fattori, che spaziano dalla profondità del nido alla sua vicinanza all’acqua, dalla composizione della sabbia al tasso di umidità del terreno. Ma, in primis, andrà determinato se le uova fossero state fecondate o meno».
«Le informazioni raccolte da questo nido rappresentano un valore scientifico inestimabile, poiché ci permettono di comprendere meglio i comportamenti e le sfide delle tartarughe marine nelle nostre acque», dichiarano i ricercatori dell’Unità di Ricerca e Didattica UNICAM di San Benedetto del Tronto.
Nonostante l’esito deludente, infatti, questo nido ha rappresentato un’opportunità straordinaria per i visitatori che, nell’ultimo mese, hanno potuto avvicinarsi al mondo delle tartarughe marine. Grazie a Fondazione Cetacea ed a tutti i suoi volontari, il nido è diventato una piccola aula all’aperto, dove grandi e piccini hanno potuto imparare, confrontarsi e sviluppare una maggiore consapevolezza ambientale. «La dedizione dei volontari è stata straordinaria. La loro costanza nel proteggere l’area del nido è un esempio lampante di impegno comunitario e amore per la natura» commenta il presidente della Fondazione, Sauro Pari. Anche il sindaco di Cupra ha espresso il suo apprezzamento per quanto fatto: «L’interesse e la partecipazione della comunità hanno superato ogni aspettativa, dimostrando un grande impegno e passione per la protezione della natura.».
Infine, il Comandante della Capitaneria di porto di San Benedetto del Tronto – Capitano di Fregata (CP) Alessandra Di Maglio ha sottolineato l’importanza della sostenibilità ambientale: «Questo evento ha rafforzato la nostra consapevolezza sull’importanza della conservazione ambientale e ha dimostrato, ancora una volta, quanto siamo fortunati a vivere in una comunità rivelatasi unita nella protezione del patrimonio naturale. La Guardia Costiera ha il privilegio di proteggere i nostri mari e, per riuscirci, la collaborazione con le organizzazioni locali e i cittadini è cruciale. Questa storia ci insegna che continuare a preservare gli ecosistemi marini è essenziale per garantire un futuro sostenibile alle generazioni future».
L’intervento dei militari della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto e di Cupra Marittima si inserisce nella più ampia funzione del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera di salvaguardia dell’ambiente marino e della fauna che lo stesso ospita (Direttiva 92/43/CEE – Habitat) e, in particolare, di animali appartenenti a specie protette come le tartarughe marine e cetacei che, soprattutto a causa dell’interazione con l’uomo, rischiano di subire una drastica diminuzione nei nostri mari.
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