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Morte Cicchi, il cordoglio di Ama Aquilone: «Ci lascia un vuoto enorme»

CASTEL DI LAMA - La comunità guarda avanti: «Il suo spirito continuerà a vivere attraverso l’opera di Ama Aquilone, che proseguirà nel suo impegno sul fronte delle fragilità»
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La morte di Francesco Cicchi, fondatore e presidente di Ama Aquilone, ha suscitato una ondata di emozione e cordoglio.  In particolare della cooperativa stessa che ha diramato una nota che pubblichiamo integralmente, annunciando che i funerali di Cicchi si terranno domani (giovedì 18 aprile), alle ore 10, presso la Chiesa di San Filippo Neri a San Benedetto del Tronto.

 

 

«Con immenso dolore, la cooperativa sociale Ama Aquilone dà notizia della scomparsa del fondatore e presidente Francesco Cicchi. Con il suo impegno quotidiano, la sua passione e la sua visionarietà, Francesco ha fondato una delle realtà più rappresentative della regione Marche, impegnata da oltre quarant’anni sul fronte della marginalità, della pace e dell’integrazione. La sua scomparsa ci lascia un vuoto enorme, ma il suo spirito continuerà a vivere attraverso l’opera di Ama Aquilone, che proseguirà nel suo impegno sul fronte delle fragilità.

 

La dedizione e la sua capacità di cogliere la bellezza nella fragilità di ogni persona hanno lasciato un segno indelebile nella Comunità e nei cuori degli ospiti e di tutti coloro che lo hanno conosciuto. La sua vita è stata dedicata all’accoglienza, un impegno che ha portato avanti con passione per oltre 40 anni. Era noto per la sua filosofia di lavoro: “tre cose non possono mai mancare nel lavoro con i tossici, un libro di poesie, della buona musica e un quaderno su cui prendere appunti, cancellare e riscrivere“, così raccontava Francesco in una recente intervista.

 

Questa visione ha ispirato tutto il gruppo di Ama Aquilone e ha creato una comunità di supporto, che ha accolto oltre 7000 persone nel corso degli anni.

 

 

Nel suo ultimo libro “La stanza degli ospiti”, Francesco ha voluto ripercorrere, come fosse un diario, i primi quarant’anni di attività. Una narrazione nella quale la storia sociale si intreccia con l’attualità del momento: le prediche di don Gallo e la nascita delle prime comunità terapeutiche, la rivoluzione di Franco Basaglia, la “scoperta” dell’Aids e il proibizionismo, fino ad arrivare al cuore dei nostri giorni. Si tratta del racconto di un nuovo eroismo che ribalta i paradigmi dell’accoglienza, mettendo al centro la reciprocità, la tenerezza e l’ironia.

 

Era questo Francesco Cicchi, che lascia un’eredità di speranza e di rinascita, e il suo lavoro continuerà a vivere attraverso tutti coloro che hanno beneficiato del suo straordinario impegno».

 

 

 


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