di Edoardo Ciriaci
La mostra personale dal titolo “I Fiori del Mal” di Roberta Civilotti è in programma dal 3 al 10 agosto presso la Sala “Cola dell’Amatrice”, nel Chiostro di San Francesco ad Ascoli Piceno (orari: 9-12/17-20).
Tutto pronto per lo spettacolo d’inaugurazione in grande stile in programma alle 18 sempre del 3 agosto, con la presenza di Maria Angela Pespani, titolare dello studio Aira, che sarà accompagnata da alcune sue allieve nell’esecuzione di “Fuga A Tre Soggetti” di Bach: l’ultima composizione del maestro rimasta incompleta a causa della sua morte. Motivo per il quale le ballerine continueranno a danzare senza musica.
«Il silenzio è importante perché ci rimanda all’ascolto della natura e di noi stessi», dice Civilotti. La Pespani indosserà inoltre dei foulard dipinti proprio dall’artista, per richiamare la tematica della mostra. La serata continuerà con la lettura di alcune poesie scritte dalla stessa Civilotti.
La storia dell’artista
Roberta Civilotti è una pittrice ascolana. Classe 1981, si è avvicinata al disegno fin da bambina. Da adulta ha iniziato a coltivare l’hobby della pittura, imparando le tecniche da autodidatta e prendendo ispirazione dall’opera di Van Gogh, Manet e Leonardo
Appassionata di musica classica e di poesia, Civilotti non vede confini tra le varie forme d’arte. Durante i mesi della pandemia, la produzione artistica si è intensificata e un amplificato slancio creativo ha portato a una definizione dello stile pittorico. La sua opera parte dalle rappresentazioni paesaggistiche con elementi di astrattismo, reinterpretando la realtà tramite l’uso di colori non verosimiglianti. Poi l’arrivo al soggetto che è il protagonista di questa sua prima mostra: il fiore. Nelle raffigurazioni di Civilotti questo elemento viene usato per descrivere la condizione dell’artista, intesa come quella di chi dona bellezza al mondo nonostante l’asprezza e la durezza della condizione umana: da qui il titolo dell’esposizione, “i fiori del mal”.
Nelle opere della mostra è quindi rappresentata l’ambivalenza dell’esperienza dell’artista: la tensione inscalfibile alla luce e al bello, radicata però nella malinconia e nella rassegnazione alla crudezza della vita. Civilotti spiega così il senso delle sue opere: «La bellezza di un fiore è gratuita. Il fiore si dà al mondo e non si preoccupa né da chi né di quando verrà colto. Nel suo splendore il fiore si spende totalmente per un mondo pronto a carpirlo. Così è l’artista, il creatore, che dá al mondo i propri colori, la propria musica, la propria anima senza preoccuparsi del consenso».
Nei dipinti questo contrasto emerge attraverso l’uso di forme e colori astratti, che restituiscono a chi guarda l’ambiguità cercata dall’autrice. L’idea di bellezza è dunque inquieta, tormentata e vuole portare lo spettatore a riflettere e a interrogarsi sul senso del sé, sulle sfaccettature dell’animo umano e sui significati più profondi dell’estetica.
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