di Gabriele Vecchioni
I Monti Gemelli, situati a cavallo del confine tra le regioni Marche e Abruzzo (le province interessate sono quelle di Ascoli Piceno e Teramo), costituiscono il gruppo montuoso più orientale del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga. La piccola dorsale calcarea è costituita dalla Montagna dei Fiori (Monte Girella, 1.814 metri), dalla Montagna di Campli (Monte Foltrone, 1.718 metri) e dal Monte delle Tre Croci (1.388 metri); lateralmente, si eleva il Monte della Farina (1.752 metri). Il piccolo massiccio presenta un’accentuata varietà paesaggistica («un autentico caleidoscopio di colori e di paesaggi») per le differenti acclività e morfologia dei versanti, la presenza di diverse faglie (fratture della massa rocciosa) e i microclimi dissimili: tali condizioni hanno permesso l’esistenza di un considerevole patrimonio naturalistico, sia dal punto di vista floristico (sono presenti fiori rari, orchidee e relitti glaciali) sia faunistico.
In questo articolo il focus sarà sull’ecologia dell’area, più precisamente riguarderà l’aspetto floristico del rilievo. L’articolo, infatti, propone un breve (e relativamente facile) percorso che vuole mettere in evidenza uno degli aspetti distintivi della Montagna dei Fiori, l’altura che sovrasta, a meridione, la città di Ascoli: il fenomeno delle sue splendide fioriture, celebrate già nel nome del rilievo.
Prima di esporre il tema dell’articolo, ricordiamo che l’area della quale ci stiamo occupando è all’interno del Parco Gran Sasso-Monti della Laga, in gran parte compreso nei confini della vicina Regione Abruzzo, una delle regioni italiane più ricche di flora; per quanto riguarda le specie autoctone (“locali”, per semplificare), poi, l’Abruzzo entra nell’elite nazionale (è tra le prime tre). Nel caso della nostra Montagna, la flora comprende circa 600 specie, pari a circa il 7,5% dell’intera flora nazionale, composta da circa 8.200 specie.
Il nome. La Montagna dei Fiori ha avuto diversi nomi nel corso dei secoli: Monte Polo, Monte Solis, Monte San Giacomo. Il nome attuale deriva da Monte Fiore, che appare già in carte del ‘600; è una denominazione che richiama suggestioni legate al fenomeno della fioritura: è un titolo appropriato, confermato ogni anno dalle splendide antèsi primaverili, diffuse un po’ dovunque nel comprensorio.
La vegetazione del rilievo è il risultato dell’interazione dell’azione antropica sulla vegetazione naturale; abbiamo già avuto modo di occuparcene in diversi articoli, ai quali si rimanda. In altri abbiamo considerato gli estesi rimboschimenti presenti, importanti anche per il loro valore di testimonianza storica.
Con la faggeta termina la zonazione altitudinale forestale della Montagna dei Fiori e si passa all’area dei pascoli che arriva a quote relativamente basse, favorita dai tagli effettuati dall’uomo.
La flora. Torniamo all’argomento precipuo dell’articolo. Il massiccio montuoso dei Monti Gemelli mostra una grande ricchezza floristica, grazie alle peculiarità dell’ambiente (soprattutto per il substrato calcareo e le condizioni climatiche favorevoli). In particolare, il Vallone della Montagna dei Fiori è il posto che, più degli altri, permette al rilievo di fare onore al suo nome: qui è possibile, infatti, effettuare un vero e proprio itinerario botanico.
Lo studio della flora del territorio è materia per esperti e appassionati e spesso non riesce ad attrarre l’interesse del pubblico per il linguaggio criptico e i nomi in latino (la cosiddetta “nomenclatura binomiale”) delle piante. In letteratura esistono contributi di diversi autori relativi alla flora dell’area e alle sue singolarità: ad essi rimandiamo quanti fossero interessati ad approfondire questi temi. Qui ci limiteremo ad alcuni dei tanti taxa (le categorie sistematiche) censiti nel territorio della Montagna dei Fiori, ricordando solo alcune delle specie più vistose e, quindi, più “riconoscibili” dall’osservatore.
L’escursione parte dall’area delle Tre Caciare, quella che gli ascolani conoscono come l’Intermedia, un nome che fa riferimento alla “stazione intermedia” della seggiovia che da Colle San Giacomo arrivava fino a Monte Piselli.
Nel primo tratto del percorso, i pascoli di graminacee sono vivacizzati, nella stagione della ripresa vegetativa, da estese fioriture policromatiche. Il sentiero costeggia poi la parete rocciosa del versante occidentale della Montagna dei Fiori e arriva, dopo aver superato alcune roccette, all’imbocco della profonda incisura del Vallone, maestoso scenario della passeggiata proposta, una location affascinante dove la diversità delle esposizioni, il dislivello accentuato delle quote e la presenza di pareti di roccia creano condizioni ambientali particolari e habitat diversi: il risultato è di straordinario interesse paesaggistico e naturalistico: qui è possibile, infatti, effettuare un vero e proprio itinerario botanico, grazie alle bellissime fioriture primaverili ed estive.
La parete rocciosa costituisce un biòtopo particolare, con vegetazione scarsa ma caratteristica: si trovano diverse crassulacee (piante succulente) e sassifraghe, piante tipiche dei luoghi rocciosi; riconoscibile il semprevivo.
Spiccano i colori di varie specie, tra le quali la globularia, l’eliantemo maggiore, dai fiori di colore giallo brillante, e il più raro eliantemo degli Appennini, con i fiori bianchi. Ai lati del sentiero, numerose campanule e ciuffi di buglossa, dal vistoso fiore azzurro.
Tra le specie floristiche più interessanti e rare, il bucaneve, una geofita dalla fioritura precoce (lo ricorda il nome!), la vulneraria, la violaciocca della Maiella, il lino selvatico dai fiori celesti, la valeriana, il camedrio, la centaurea. Sulla scarpata sotto il sentiero, appaiono le precoci, alte e vistose spighe di fiori degli asfodeli, quello giallo e quello di colore bianco (nell’antica Grecia, era il fiore dedicato ai morti). Presenti estese fioriture di narciso (dei poeti).
Subito dopo la zona rupestre si sviluppa un lembo di faggeta; è possibile riscontrare segni di creep. Il fenomeno, conosciuto anche come reptazione, è dovuto allo scivolamento della parte superficiale del suolo; si evidenzia con il raddrizzamento del fusto degli alberi mediante una curva caratteristica, dovuta al geotropismo negativo delle piante. Per gli appassionati, un fenomeno simile (ma più evidente) si ritrova nell’area della Laga, ai “faggi torti” dei Jacci di Verre (in autunno, un autentico “bosco incantato”).
Il sottobosco è allietato dalle fioriture precoci di primule, viole, ciclamini, anemoni gialli, orchidee (l’elleborina pallida e l’orchide sambucina) e viole.
All’uscita del bosco si apre un paesaggio magnifico incorniciato, a destra, dalla linea di cresta e, a sinistra, dalle bancate calcaree. Si procede per un prato xerico secondario a graminacee sul quale, a primavera, fioriscono narcisi in grande quantità da poter essere considerati, a buon diritto, uno dei simboli della Montagna, e l’orchide screziata.
Nei pressi del valico, all’altezza di una caratteristica caciara (la capanna in pietra a secco, emblema del rilievo), sono rinvenibili diversi esemplari di fritillaria dell’Orsini, dal caratteristico fiore campanulaceo color viola “a scacchi”; il nome gli deriva dalla somiglianza con il fritillus, il recipiente di cuoio usato nell’antichità per lanciare i dadi.
Subito dopo si arriva allo specchio d’acqua del Lago, attorno al quale, a primavera, con i pendii ancora innevati, spiccano ricche fioriture di crochi.
Il sentiero prosegue fino alla vetta, sotto la quale è possibile rinvenire, oltre al già citato narciso, i fiori gialli o violetti della viola d’Eugenia (così denominata dal nome della moglie del suo descrittore, il botanico ottocentesco Parlatore), specie caratteristica dei pascoli montani dell’Appennino.
Avvertenza: I “nomi delle piante” (è stata volutamente evitata la nomenclatura binomia, in latino) non devono spaventare il neòfita, favorito dalla disponibilità di valide app di riconoscimento scaricabili sui moderni smartphone.
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