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Il Collegio Arbitrale boccia la richiesta dell’Ascoli, Bodgan: «Non mi è stato permesso di giocare»

SERIE B - Il club bianconero aveva richiesto la risoluzione per inabilità del contratto del centrale croato, ma alla fine è stato condannato a risarcire i danni subiti al calciatore. L'attuale difensore della Ternana: «Alcune persone hanno provato a farmi del male, mi hanno vietato di uscire dalla palestra e di allenarmi con i compagni»
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di Salvatore Mastropietro

 

Il Collegio arbitrale della Lega di Serie B ha respinto in data odierna, 24 luglio, una richiesta dell’Ascoli Calcio presentata nei mesi scorsi con l’obiettivo di ottenere la risoluzione per inabilità del contratto di Luka Bogdan.

Luka Bogdan (foto Ascoli Calcio)

Il calciatore croato, arrivato lo scorso agosto in bianconero dalla Ternana, si è infortunato praticamente subito, dopo appena pochi allenamenti in maglia bianconera: un serio problema al ginocchio lo aveva anche costretto ad un intervento chirurgico nel mese di ottobre.

Nonostante fosse tornato arruolabile a partire dal mese di marzo, il club bianconero gli avrebbe precluso – stando a quanto indicato dal Collegio arbitrale nel lodo – la possibilità di allenarsi e di mettersi a disposizione della squadra per le ultime settimane di campionato. Per questo motivo la società di Corso Vittorio Emanuele è stata condannata a risarcire i danni subiti al giocatore.

Bogdan, che in maglia bianconera non ha collezionato nemmeno una presenza, è tornato alla Ternana dopo la fine del prestito (sarebbe stato riscattato obbligatoriamente in caso di salvezza del Picchio), scendendo in campo nell’amichevole precampionato disputata dagli umbri contro il Sangemini. L’ex Salernitana ha commentato così la decisione del Collegio arbitrale tramite il suo profilo Instagram: «Finalmente è arrivato il giorno, il giorno che evidenzia la verità. Purtroppo sono dovuto stare in silenzio fino ad ora. Mi dispiace tanto per l’Ascoli e i suoi tifosi per come è andato l’anno scorso. Alcune persone hanno provato a farmi del male ma non ci sono riuscite, ero disponibile per giocare da mesi ma non mi è stato permesso. Mi hanno fatto restare per 3 mesi ad allenare in palestra con divieto di uscire e allenarmi con i compagni. Questa giustizia è il minimo, ma ora volto pagina e continuo a divertirmi facendo ciò che amo, il calcio».


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