di Luca Capponi
«Ciao Roberto, è stato bello incontrarti facendo un film insieme. Sono stato molto fortunato, il professor Fiorito è uno dei personaggi che ho più amato».
L’addio a Roberto Herlitzka, il grande attore scomparso ieri all’età di 86 anni, nelle parole del regista ascolano Giuseppe Piccioni, con il quale aveva collaborato ne “Il rosso e il blu” del 2012, film ambientato in una scuola romana nel quale recitavano anche Riccardo Scamarcio e Margherita Buy. Per questa fortunata interpretazione, Herlitzka vinse il Premio Vittorio Gassman alla quarta edizione del Bari International Film Festival.
«Ricordo che alla fine delle riprese di quel film, esausti ma allegri, felici, ci siamo sdraiati io e te, insieme su quella aiuola gentile che nel film gli impedisce (al prof. Fiorito) di togliersi la vita – scrive Piccioni -. Così, insieme, senza parlare, abbiamo guardato il cielo a lungo, e ogni tanto ci sfuggiva una risata sommessa, senza aggiungere parole. Questa foto, sottratta all’amica Marcella, restituisce abbastanza fedelmente la gioia condivisa di averti avuto vicino, insieme agli altri in questa felice avventura».
«Che bel momento e che emozione vederti ogni giorno sul set, con la tua classe, il tuo rigore e l’anticonformismo ribelle che animava quel personaggio così felicemente riuscito – prosegue il cineasta -. Se avevo qualcosa da suggerirti, una suggestione, un’idea insolita che rendesse ancor più bizzarro e umano quel personaggio, provavo ad avvicinarmi a te e cercavo dirtelo sottovoce, perché volevo che ti sentissi libero di dirmi “no, questo è troppo”, e invece non vedevi l’ora di assecondarmi alla tua maniera, col tuo talento, con la tua misura. Con Francesca Manieri avevamo scritto quel personaggio divertendoci molto ma non avremmo mai potuto immaginare un attore in grado di farlo vivere in quel modo. Fiorito era un personaggio leggendario, rappresentava la scuola, quella di sempre, una missione dolorosamente mancata, disilluso, incattivito, ma caustico, vitale e irriverente. Gli spettatori più giovani erano quelli che lo amavano di più, quello che, sorprendentemente, sentivano più vicino, nonostante la distanza anagrafica. Grazie Roberto, per la bellezza che ci hai donato. Grazie, grazie, grazie. E quando incontri Chiara abbracciala da parte mia, da parte di noi tutti».
«Non potrò essere al tuo funerale, per quel destino che ci porta ad essere trascinati di qua e di là quando dovremmo, vorremmo essere altrove – conclude Piccioni -. Ma, alla mia maniera, cercherò di dirti qualcosa, sottovoce e tu appena sentirai le mie parole, con l’inevitabile retorica di questi momenti, tu emetterai quella specie di gemito o sbadiglio irriverente, di disapprovazione. Dai, quello strano suono dolente e sarcastico, nella scena de “Il rosso e il blu” in sala professori, durante l’incontro con i genitori degli alunni. Com’è che faceva?».
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