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L’alba sul lungomare di San Benedetto, umanità e vite che si incrociano

IL SORGERE del sole in Riviera dà il via al rito della camminata e della corsa da Porto d'Ascoli alla punta del Molo sud dove il saluto dei pescatori è racchiuso in una sola parola: «magna?». Facciamo un viaggio in questo variegato microcosmo
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L’alba di San Benedetto

 

di Peppe Ercoli

 

(Si può cominciare a camminare o a correre prestissimo, ma non illudetevi di essere i primi perché troverete comunque chi già lo sta facendo).

 

Percorrere all’alba il lungomare di San Benedetto, arrivare alla punta del Molo sud e tornare indietro è un’esperienza di vita, prima ancora che di salute, visto che camminare o correre fa bene, figuriamoci se si può farlo in uno scenario di palme, mare, barche e sole che sorge all’orizzonte marino.

La platea dei “camminatori” che all’alba percorre la pista ciclabile e il marciapiede è variegata: per età, per obiettivi, per l’abbigliamento.

 

SALUTI & PREGHIERE. Alle 5,45 il silenzio ancora regna sovrano, perché sono pochi quelli già in pista. Tra questi una signora sempre vestita elegante. Saluta chiunque incrocia, accompagnando il “buongiorno” con un accenno di sorriso; tiene in mano una radiolina, ascolta il rosario e anche lei sussurra litanie. Probabile che lo stia facendo anche un uomo statuario, che usa gli auricolari e sgrana il rosario che tiene sulla mano destra. C’è chi ascolta la musica a basso volume, alcuni il radiogiornale, così da cominciare la giornata sapendo cos’è successo durante la notte. E c’è invece, e sono la maggioranza, preferisce ascoltare il rumore del mare, come d’altronde suggerisce il monumento alla foce dell’Albula.

 

 

L’ABBIGLIAMENTO di chi percorre il lungomare è veramente variegato. La maggior parte indossa tenute sportive semplici, pantaloncini, t-shirt, canotta, scarpe da jogging. Molti danno l’impressione di non curarsi troppo dell’accostamento dei colori, ma d’altronde non si sta mica a una sfilata di moda.

 

Ma ci sono due persone che si incrociano praticamente tutte le mattine e da anni e identificano gli opposti.

Uno è un uomo sulla settantina, ha una camminata particolare, caracollante ma a passo svelto, e indossa sempre lo stesso abbigliamento: jeans, polo, scarpa normale (quasi scarponcino), e occhiale da sole che completano l’immagine quasi cinematografica nella sua semplicità. L’altro è più giovane, starà intorno ai 50: indossa esclusivamente completini abbinati, della stessa marca, coi colori coerenti. Cammina austero, sguardo rigorosamente fisso in avanti, niente distrazioni. Immagino cosa penseranno l’uno dell’altro quando, inevitabilmente, si incontrano.

 

 

LA VELOCITA’. Tanti corrono o camminano sulla pista ciclabile, specie nel lungomare sud, da via Mare al “Las Vegas” per intenderci. I ciclisti non gradiscono, rivendicano l’esclusiva di quello spazio. Ma chi ci va a piedi è perché camminare o correre sul marciapiede è fastidioso. L’avrà pure progettato un’archistar, ma la pavimentazione fa male ai piedi, le persone in carrozzina (bambini o portatori di handicap) sobbalzano tutto il tempo. Sfrecciano invece sulla ciclabile i monopattini, ma soprattutto quei “simpatici” attempati che utilizzano bici con la pedalata assistita. Chissà, magari il brivido della velocità, benché artefatta dal mezzo meccanico, li fa sentire come i Moser o i Saronni che vedevano in tv quando erano giovani. Non a caso, allora, indossano completi da ciclisti di marca.

 

DOLCE ATTESA. Tiene un discreto passo Una signora incinta. Non salta una mattina e praticamente la creatura che ha in grembo i più affezionati camminatori del lungomare di San Benedetto nell’ultimo mese e mezzo l’hanno vista crescere.

E poi ci sono gli anziani che guardano un po’ perplessi i giovani che alle 6 sono ancora in giro per il lungomare, vestiti da discoteca. Hanno fatto nottata, una di quelle cose da raccontare.

 

I “FISICI”. Alla foce dell’Albula non sono le 7 e già ci sono giovani “fisicacci” al lavoro nella palestra attrezzata. Poco dopo alcune donne al giardino Nottata di luna srotolano i loro tappetini, accendono lo stereo portatile e con la musica adatta inizia il risveglio fisico con la ginnastica, dolce ma non troppo.

 

SILENZIO, SI PESCA!. L’ingresso al Molo sud è come quello di una chiesa perché i pescatori hanno bisogno di silenzio. Il saluto fra loro non è il classico «buongiorno», ma una domanda che sintetizza efficacemente tutto un ragionamento: «magna?». E’ come chiedere se si è pescato e quanto, ma la risposta non sempre è sincera, perché gelosia e rivalità regnano sovrani fra i pescatori.

 

 

 

Come nel caso di chi per primo comincia a correre, anche al Molo sud non ci può essere il primo arrivato, perché c’è sempre qualcuno che sta già lì. Ci sono gli attrezzatissimi, seduti su sedie con gambe telescopiche per adattarsi ai dislivelli degli scogli; governano due, talvolta anche tre canne da pesca.

 

 

Sul posto arrivano con biciclette “tattiche”, modificate artigianalmente e attrezzate per trasportare miracolosamente di tutto: canne, la sedia ripiegata, i contenitori per i vari ami, fili, esche e poi il secchio grande che si spera di riempire di pesce. In questi giorni qualche orata abbocca, ma non sempre va bene.

 

 

 

E poi c’è lei, la signora dei gatti che tutte le mattine li nutre, parla con loro, li fotografa e qualche micio, compiaciuto, si mette perfino in posa.

 

Toccata la punta del Molo sud è tempo di tornare indietro e riprendere la direzione opposta, incontrando ancora persone e immaginando le storie che ci sono in ognuno di loro. Una bella esperienza, davvero.


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