di Luca Capponi
La costa toscana, che spettacolo. In primavera ed estate soprattutto. Mare cristallino, scenari da favola. Gite in barca. Già, gite in barca. Le stesse sui cui viaggia l’ultima polemica che vede al centro la sanità picena. Circa 4.000 euro per un capitolo di spesa finito sotto la lente di ingrandimento: alla voce “aggiornamento professionale”, infatti, si abbina una meno usuale “escursione sulla costa della Toscana” per nove dipendenti, al fine “migliorare la coesione tra i membri dell’organizzazione”, per gli amanti degli inglesismi, “team building outdoor”.
Nel programma di formazione, a cui hanno partecipato 86 dipendenti dell’azienda sanitaria picena, figurano per fortuna altre voci, tra cui il congresso nazionale Sian di Riccione, il corso on line su disfagia, scialorrea e distrasia, endocrinologia e metabolismo a Genova, per un totale di quasi 44.000 euro, somma che prevede anche corsi e convegni.
Al diffondersi della notizia, i sindacati non hanno lesinato mezzi termini: «Vergogna», è il termine più gettonato.
«Benvenuti nella favolosa realtà dell’Ast del Piceno, dove noi, gli instancabili lavoratori, siamo i moderni “schiavi” ai remi, faticando giorno e notte per far avanzare una nave che sembra avere più buchi di un colino e fa acqua da tutte le parti -attaccano Nursind e Usb -. Intanto, i pochi eletti, non solo non remano, ma se ne vanno in barca a vela, ovviamente a spese nostre dato che è denaro pubblico. Mentre noi, infermieri, Oss, ostetriche, tecnici di radiologia, ausiliari e operatori tecnici, ci vediamo negati diritti contrattualmente dovuti da anni, loro se la godono in barca. Come se non bastasse, l’acconto della Produttività Collettiva 2023 ad agosto è misteriosamente stato negato, lasciandoci a bocca asciutta. Quindi, lavoratori, meditate. Meditate su come in questa Azienda Sanitaria, chi si spacca la schiena viene costantemente ignorato, mentre chi vive di privilegi non fa altro che godersi la vita senza remare in barca a vela. Ora mandateci tutti in barca a vela o dimettetevi tutti».
A stretto giro, però, è arrivata anche la doverosa precisazione del direttore generale Nicoletta Natalini, che prende le distanze da “Prendiamoci cura di noi”, attività per cui, pur sottolineando la valenza della metodologia utilizzata anche da molte altre aziende sanitarie, ritiene doveroso chiarire che non è stata data alcuna autorizzazione allo svolgimento di una formazione che comprendesse l’esperienza pratica esterna all’aula di formazione.
«Non condivido e non ho autorizzato la scelta esperienziale inserita nel corso di formazione – spiega -. Per questo motivo l’Ast chiederà ai propri dirigenti e direttori scelte di maggiore sobrietà, mantenendo, però, sempre alta l’attenzione sugli aspetti della formazione e della competenza, imprescindibili per una sanità di qualità».
«L’Ast di Ascoli – continua – ha più volte sottolineato come il miglioramento della sanità picena passi anche attraverso un percorso di formazione, qualificazione e valorizzazione per il proprio personale che rappresenta il grande valore di un’azienda sanitaria, oltre alla tecnologia, alle strutture e a una buona organizzazione. Lo dimostrano i fatti, tra i quali vale la pena ricordare il pagamento delle premialità e delle indennità che da anni i dipendenti non percepivano, l’attribuzione degli incarichi di funzione e, appunto, la formazione. Quest’ultima, sempre utile per qualunque lavoratore, rappresenta un valore aggiunto e necessario nella sanità, al fine di mantenere, o acquisire, competenze specifiche e specialistiche, oltre a quelle che vengono insegnate nei corsi di laurea e formazione professionale di base. Il Piano annuale della formazione è parte integrante del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), documento previsto per legge dal 2022, obbligatorio per le aziende pubbliche, che comprende, tra l’altro, performance, fabbisogni del personale, parità di genere, lavoro agile, anticorruzione».
«Andando al caso specifico dell’attività di team building outdoor – fa sapere la Ast – nel Piano della formazione, predisposto nel mese di gennaio 2024 dal direttore dell’unità operativa complessa formazione e Urp, tra le richieste formative pervenute dalle stesse unità operative e dai dipartimenti dell’Ast, comprendenti oltre 200 eventi, c’era, tra gli altri, un’attività dal titolo “Prendiamoci cura di noi” il cui scopo, indicato dal responsabile scientifico del corso, il dirigente delle professioni tecniche, era quello di iniziare un percorso di team building interno alla nuova organizzazione alla luce dei nuovi incarichi di coordinamento e delle sfide da raggiungere, al fine di colmare il gap conoscitivo tra i colleghi e porre le basi per creare forti legami interpersonali».
«Successivamente, sulla base del regolamento dell’Asur ancora vigente, il direttore del dipartimento, che comprende pressoché tutte le unità operative con coordinatori di profilo tecnico, ha approvato lo svolgimento di quanto proposto e pianificato – è la conclusione -. Si tratta, quindi, di un percorso lecito e legittimo, per un corso dal contenuto formativo riconosciuto, con metodologia tra le più utilizzate dalle aziende. Il contenuto formativo principale del corso si è svolto in aula. Come invece si sarebbe svolta la parte pratica, prevista in modo generico nel piano formativo sotto la definizione “esperienze pratiche“, non era dettagliato ed esplicitato».
Vedremo come si risolverà la querelle. Nel frattempo, almeno, i dettagli che compongono la voce “esperienze pratiche”, è proprio il caso di dirlo visto il contesto marino, sono venuti a galla.
In serata arrivano anche le parole del Movimento 5 Stelle, in primis con il senator Roberto Cataldi ed il coordinatore Giorgio Fede.
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