di Pier Paolo Flammini
Si aggrava la crisi idrica nel Piceno e alcune aziende minacciano azioni legali nei confronti degli enti deputati alla gestione della risorsa idrica. Lo Studio Legale Vallesi ha indirizzato infatti al Consorzio Bonifica del Tronto, alla Provincia di Ascoli, alla Regione Marche e alla Prefettura una lettera (inviata anche alle associazioni agricole Cia e Coldiretti) in cui si evidenziano le difficoltà delle imprese operanti nel settore agricolo e di gestione delle aree verdi di garantire il proprio servizio a fronte della riduzione del flusso idrico delle ultime settimane. Si tratta di Azienda Agricola Parmenide di Enea, Arte Verde, Poliflor Marche, Vivai Piccinini, Orclidi di Mario Giobbi e Azienda Agricola Di Lorenzo.
«Le aziende sono tutte proprietarie di terreni siti all’interno del comprensorio gestito dal Consorzio di bonifica delle Marche – scrive lo studio legale – Da oltre un mese le aziende, e in particolare quelle site nel territorio compreso tra il comune di Colli del Tronto e la foce del fiume Tronto, stanno accusando un continuo e crescente abbassamento del quantitativo di acqua esistente nell’impianto irriguo, senz’altro insufficiente per le necessità delle colture in atto».
«Ciò è avvenuto senza alcuna doverosa preventiva comunicazione da parte del Consorzio di Bonifica, che avrebbe consentito alle aziende assistite da questo studio, ove possibile, una più oculata gestione della risorsa idrica, nonché una più adeguata programmazione delle colture in campo e degli impegni assunti da esse aziende nei confronti della clientela – continua Vallesi – Le cause di tale disservizio vanno individuate nella complessiva carenza organizzativa del Consorzio di Bonifica delle Marche e della sua dirigenza e, in particolare, tra le altre inefficienze, nella insufficiente manutenzione dei canali di irrigazione e nell’inescusabile ritardo nei lavori di rinnovamento degli impianti a pressione. A causa ed in conseguenza della descritta situazione le aziende da me rappresentate hanno già dovuto registrare notevoli danni alle colture in atto e, ove non si provveda con immediatezza ad un sensibile ed improcrastinabile incremento di acqua presente nell’impianto irriguo, anche mediante il ricorso a provvedimenti di emergenza (si potrebbe ipotizzare l’approvvigionamento di acqua dalla diga di Talvacchia), le predette colture saranno totalmente ed irreparabilmente danneggiate, con conseguente danno economico e di immagine professionale e commerciale».
«V’è, ovviamente, riserva di ogni opportuna e competente azione presso le competenti sedi, anche giudiziali, nei confronti dei responsabili della denunciata situazione. In attesa di immediato riscontro formulo i migliori saluti», termina la nota dei legali
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