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Musica dal vivo: un “boomer” al concerto di Achille Lauro (Video)

SPINETOLI - Paese paralizzato e fans in delirio per il concerto in piazza Kennedy del popolare cantautore. L’ascesa e la storia di uno dei tantissimi giovani personaggi emergenti nel mondo della canzone nazionale contemporanea, artista che divide come pochi: si ama o si odia. L'incursione del nostro Walter Luzi
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Achille Lauro live a Pagliare

 

di Walter Luzi

 

Il ciclone Achille Lauro “sconvolge” la quiete di Pagliare del Tronto.

 

Paesani disorientati dalla viabilità, pedonale e veicolare, messa a soqquadro dal memorabile evento. “A rave before l’Iliade”.  Blocchi, transenne e deviazioni in quantità per proteggere la zona rossa. Piazza Kennedy. Per i residenti, e graditi ospiti, tradizionale teatro di sagre, feste patronali, sbicchierate, abbuffate e giochi popolari. Nonchè palcoscenico abituale per i concerti estivi. Ma stasera non si passa. Stasera c’è Achille Lauro in concerto. Per più di un frastornato anziano, seduto a frescheggiare dopo tanta calura sull’uscio di casa, è sorta subito spontanea la domanda: «E chi è ?.…». Maledetti boomers. Che ne volete capire voi.

 

Questo è un rave all’insegna dell’inclusività. Aperto a tutti, artisti, ravers, freaks, famiglie e bambini. Anche senza giostra, scivoli gonfiabili e zucchero filato. E lui è il nostro idolo. Arrivano a frotte da ogni dove i fans di Achille. Uomini, donne e gender fluid. Ai loro occhi come il più famoso Pèlide, fra gli eroi dell’Iliade di cui al titolo del festoso rave. Ma del celebrato poema omerico loro ne sanno, ovviamente, ben poco. Anche Achille Lauro è visto come un semidio. E senza il tallone vulnerabile.

 

Platea sorprendentemente trasversale, per ceto, età e sesso. Bambine delle elementari con la bandana recante effige di Lauro, che trascinano per la mano le giovani mamme, gongolanti anch’esse. Che seratona mammina! Fricchettoni in quantità, che hanno fatto la fortuna dei centri tattoo delle loro città, perché senza più un solo centimetro di pelle nature ancora da coprire. Coppiette di fidanzatini avvinghiati che non smettono mai di baciarsi. Comitive di donne accaldate, più o meno dichiaratamente solleticate. E non solo dall’aspetto canoro dell’artista. E tanti, tanti bravi ragazzi e ragazze. Facce pulite senza tatuaggi su zigomi e guance, spilloni infilati nella carne e crocifissi pendenti dalle orecchie. Tenete duro ragazzi.

 

Qualche raccomandato di ferro viene fatto infilare, insieme ai figli adolescenti, nel backstage dal servizio d’ordine per la foto opportunity della vita con il famoso cantante. Sono soddisfazioni. Il palco è imponente, gli effetti speciali all’altezza del personaggio. Luci stroboscopiche, fasci di luce accecanti e fumi criogenici in abbondanza, si sa, sono obbligatori in questi casi. Molto dello spazio disponibile in ribalta è occupato da amplificatori progettati appositamente per spaccare i timpani alla gente. Però funziona.

 

Sul punto più altro troneggia la consolle. Vera regina dello show. Perché il cosiddetto “rave before Iliade” è una enorme discoteca a cielo aperto. Con i suoi brani remixati, i suoi tormentoni monocorde, sempre uguali, sempre martellanti. Bum bum bum bum. Fino allo sballo, allo sfinimento. Però funziona. C’è anche il dj Boss Doms, ipercinetico, con la sua chitarra a tracolla e l’abbigliamento minimalista. Altra icona musicale del momento e grande amico di Lauro nonché suo produttore e ispiratore. Si sono conosciuti all’oratorio, oggi mettono entrambi lo smalto alle unghie e si salutano abitualmente, come visto anche in diretta televisiva planetaria al Festival di Sanremo, baciandosi sulla bocca. Però funziona. Il batterista ci fa simpatia. Ed è bravo. E poi è originario della vicinissima Ripatransone. Ben tornato a casa Marco “lancs” Lanciotti. Ti vogliamo bene.

Achille Lauro (foto di Mattia Guolo)

 

Lauro si manifesta insieme alla sua band con soli venti minuti di ritardo, ma i suoi fans sono disposti a perdonargli tutto, quando con gaudium magnum, si fa buio totale in piazza, preannunciante l’imminente apparizione. Completo, pantaloni e canottiera, neri, come il cappello da cowboy. Che, calato sulla fronte, fa terribilmente figo. Pose plastiche, pianificate a tavolino da specialisti forse. Però funziona.

 

Veronese, trentaquattro anni, De Marinis per l’anagrafe, figlio di papà, presto in fuga a caccia di gloria nella capitale, Lauro sciorina tutto il suo repertorio di dieci anni. Dagli esordi con il rap nel collettivo Roccia Music di Marracash, fino alle partecipazioni al Festival di Sanremo che gli danno popolarità discussa e sovraesposizione mediatica. La sua prima canzone in concorso, infatti, “Rolls Royce”, pare strizzi apertamente l’occhio ad una famosa droga da discoteca. Insinuazioni da prima serata su “Striscia la notizia”, da lui sempre smentite. Però funziona.

 

Perché negli anni seguenti diventa ospite fisso della kermesse sanremese. Diventa presto anche imprenditore della propria immagine, e si avvicina alle sonorità pop-rock. Sforna album e singoli di successo, ma trova tempo e modo di invadere altri ambiti televisivi infilandosi in ogni tipo di progetto. Dal cinema alla letteratura, dalla moda alla pittura, dall’arte vera, fino a quelle visive e digitali. Si destreggia anche fra nuove tecnologie blockchain, sociologia ed iniziative benefiche. Come il prezzemolo sta bene dappertutto. Quasi sempre, amato e odiato, stupendo, più spesso provocando e dissacrando. Però funziona.

Boss Doms

Il suo personaggio alimenta oggi una holding finanziaria gestita dalla madre. Anche a Pagliare del Tronto il pubblico lo osanna e balla sui suoi sound, sempre accattivanti e orecchiabili. Ma sui testi, quando sono comprensibili, meglio sorvolare. Ritornelli insistiti, parole replicate all’infinito, oppure slegate, ma abbinate più per creare suggestioni che per trasmettere messaggi. Però funziona.

 

Lo chiamano come giudice ai talent-show, poi arriva il boom insieme a Fedez e Orietta Berti, con la canzonetta-tormentone dell’estate 2021 “Mille”. Nel 2022 pur di non perdersi l’occasione di partecipare all’Eurovision Song Contest, ci va a rappresentare la Repubblica di San Marino. Tocca le corde melodiche più intimiste e, alla sua maniera, romantiche, passando dal trap al samba trap, e contamina i suoi lavori di jazz e swing. Tutto fa brodo.

 

Un’ora e mezza scarsa dura la performance a Pagliare, aspettando i due eventi di settembre già programmati a Roma e Milano. Frutto dell’energia creativa, dice lui, sviluppata negli States fra New York e Los Angeles. Fra qualche tastata di natiche e un paio di baci sparati in bocca, come da copione, all’amico Boss Doms, salutati da una autentica ovazione della folla eccitata. A volte può bastare molto poco per esaltarsi. Ciao bellezze. C’est la vie.

 


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