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Muoiono due bambini, ma i social danno il peggio a prescindere

LE TRAGEDIE di Spinetoli ed Acquasanta e la perdita di due piccoli di 3 e 4 anni hanno sconvolto il Piceno. La degenerazione di certi commenti e la mancanza di empatia di un'epoca allo sbando. Si fa fatica a capire chi, mani sulla tastiera h 24, si sente in dovere di dire la sua travalicando puntualmente i limiti del buon senso
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di Luca Capponi 

 

Certe frasi aberranti non le riportiamo, per evitare ulteriore slancio alla mancanza di tatto (eufemismo) che ormai è divenuta tipica dell’epoca che stiamo vivendo. Epoca social, si potrebbe chiamare. Quella del commento a tutti i costi, in tutti i casi. L’epoca dei tuttologi e delle sentenze sparate nell’etere come un razzo impazzito. Senza un minimo di criterio, figurarsi empatia o rispetto. L’epoca della degenerazione.

 

I social, insidia del mondo odierno

E passi pure, anche se c’è chi invoca la tolleranza zero a priori, quando l’argomento è ameno. Ma il trend è quello di andare oltre i limiti a prescindere. A dimostrarlo, quanto sta accadendo dopo la scomparsa di due bambini, con un terzo che ha rischiato e che per fortuna sembra salvo; si fa fatica a capire chi, mani sulla tastiera h 24, si sente in dovere di dire la sua travalicando puntualmente i limiti del buon senso.

 

Il riferimento è evidente e amplificato dagli ultimi tristi fatti di cronaca che hanno riguardato il Piceno, con le tragedie di Acquasanta Terme e Spinetoli, dove hanno perso la vita due piccoli di 4 e 3 anni. Ed un’altra, per fortuna solo sfiorata, a Roccafluvione, dove un bimbo di 7 anni è caduto da un balcone. Eventi devastanti per l’anima e il cuore di tutti quelli che un’anima e un cuore ce l’hanno. Silenzio, la prima reazione che ci si attenderebbe in un mondo ancora sano. Perché per le parole c’è sempre tempo. Mentre accertare come siano andate le cose è un compito, delicato, che spetta a chi di dovere, con i dovuti tempi e le dovute modalità.

Il luogo della tragedia di Spinetoli

 

Ma questo, come è capitato di sottolineare più volte in situazioni simili, è un mondo storto. Dove insinuare, giudicare e spesso anche insultare è una diretta conseguenza dell’ignorare, del non conoscere, della saccenteria e della maleducazione. Di chi fa appello alla libertà di pensiero per salvaguardare sproloqui e giudizi. Che ognuno si faccia la propria opinione, ci mancherebbe, è sacrosanto. Occorre però conoscere fatti e situazioni prima di spacciarla come verità. Per promuoverla come verbo assoluto, magari accapigliandosi col vicino di casa sotto ad un post qualunque o, peggio, insultando persone che adesso si trovano dilaniate dal dolore. Staccare i collegamenti sarebbe la cosa migliore, senza se e senza ma, in barba ad ogni ipocrita perbenismo per cui “ognuno deve potersi esprimere”. E tornare ai bar di una volta, proscenio della vita di tutti i giorni, dove se lo scemo parlava veniva irrimediabilmente isolato. Invece adesso fa proseliti, perché è noto che gli scemi, tra loro, si annusano, si riconoscono e si fanno forza a vicenda. Per fortuna, però, c’è anche chi utilizza il mezzo per manifestare vicinanza e solidarietà, a testimonianza che non è tutto da buttare.

 

Sull’argomento “bestie da social”, in merito a cui occorre aggiungere poco data la mestizia che scatena, l’ultimo ad esprimersi, qualche giorno fa, è stato l’allenatore della Roma Daniele De Rossi, con idee del tutto condivisibili.

 

«Do poco peso ai social anche se ne hanno tanto – ha dichiarato durante una conferenza stampa -. La maniera di parlare è diventato un modo di fare quotidiano, anche se sono sicuro che quello che mi hanno scritto non me lo direbbero per strada perché non vai in giro per strada ad augurare un tumore o la morte della famiglia a chi ha venduto un giocatore o perso una partita. Mi hanno dato fastidio per venti minuti ma adesso sorrido. Cento messaggi così sono brutti, ma poi se fai il calcolo di quanti sono i romanisti gli insulti diventano pochi. Sono andato a vedere le foto dei profili, si tratta di ragazzini di 14-15 anni oppure subumani mai visti. Meglio lasciare perdere, chi dice queste cose dietro una tastiera non è degno del mio interesse».

 

Meditare, gente. Anche se, ormai è quasi una certezza, non porterà a nulla.

 

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