di Maria Nerina Galiè
Da pioniere a punto di riferimento per l’Ascolano: è il dottor Marco Quercia, direttore del Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche (Sert) del Distretto Sanitario di Ascoli, per il quale è arrivata l’ora della pensione. Ieri, 30 agosto, l’ultimo giorno di lavoro. Con reazioni da parte degli utenti che, nonostante la sua esperienza, lo hanno colto alla sprovvista.
«Ho visto ragazzi con le lacrime agli occhi, ricevuto doni significativi perché pensati, manifestazioni di vero affetto. Non me lo aspettavo», ha detto.
E’ stato proprio il dottor Quercia ad inaugurare il Sert, ad Ascoli, nel 1991, in ottemperanza alla normativa. E subito le prime difficoltà nel diffondere e, allo stesso tempo, garantire discrezione ad un’utenza “difficile” e sulle cui storie troppo spesso prevale il pregiudizio.
Persone affette da dipendenze patologiche da alcol, droga e gioco d’azzardo: una piaga sociale, non solo per se stessi o per le loro famiglie che nel direttore del Sert, negli anni hanno, trovato cure, supporto ma anche conforto nell’affrontare il quotidiano.
Due gli aspetti sui quali il dottor Quercia ha puntato nel corso della sua lunga carriera: «Ho creato un rapporto con questi ragazzi, le prime vittime della loro stessa dipendenza. Tante le difficoltà. Ambivalente, caratteristica tipica del dipendente patologico, l’approccio alle cure.
E’ stato difficile anche trovare la giusta collocazione per il Sert. Doveva essere in un punto “nascosto” per la discrezione, ma anche visibile per facilitare coloro che ne volevano fare ricorso».
E da allora è rimasto lì, il Sert, in Via degli Iris, poco distante dall’ingresso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, facile da raggiungere e segnalato da un piccolo cartello. Ora il nome del direttore andrà sostituito, ma non le linee guida che nel tempo si sono dimostrate efficaci.
L’altra “innovazione” portata dal dottor Quercia è stata l’apertura alla città: non c’erano da nascondere il problema come la possibilità di gestirlo. Ed ecco allora le numerose iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza, per far conoscere e riconoscere le insidie delle dipendenze e tracciare vie per prevenirle.
«Abbiamo inoltre promosso numerosi convegni e spettacoli teatrali dal successo inatteso – sono le parole dell’ormai ex direttore del Sert – di pubblico e di riscontri dopo gli eventi. Credo di lasciare non solo un Servizio efficiente, che continuerà ad essere punto di riferimento per chi è affetto dalle dipendenze, ma anche un territorio più consapevole».
Un altro esempio, lo screening per l’epatite c tra i detenuti del carcere del Marino. Quercia: «Sono state individuate e curate 74 persone, cioè meno 74 cirrosi da gestire in seguito e meno 74 potenziali occasioni di ulteriore diffusione della malattia (leggi qui)».
Su sensibilizzazione e prevenzione – anche tenendo conto del fatto che l’età media dei pazienti si sta abbassando notevolmente (leggi qui)- c’è ancora tanto da fare a livello governativo e medico. «Il cosiddetto marketing sanitario, che ora va tanto di moda, dovrebbe agire sulla prevenzione con gli stessi “mezzi” di chi invece promuove l’oggetto della dipendenza», fa notare il dottor Quercia, nella cui carriera non sono mancati i momenti bui, come il perdere pazienti per overdose, «di meno da quando distribuiamo l’ancora discusso metadone, che ha il “pregio” di proteggere dagli effetti dell’overdose. Negli anni ’90 c’è stato il boom delle morti per Hiv, poche per fortuna nel Piceno».
Tante però le soddisfazioni culminate nella commozione di chi ieri lo ha salutato e in una certezza: «Rifarei tutto dall’inizio».
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