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«Canto d’addio per Alessandro Centinaro»

COSI' il giudice Giuseppe Fedeli vuole salutare il collega ascolano, deceduto domenica 25 agosto
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Alessandro Centinaro e Giuseppe Fedeli

 

 

di Giuseppe Fedeli (Giudice)

 

Canto d’addio 

Per Alessandro Centinaro, Giudice e Poeta, venuto improvvisamente a mancare lo scorso 25 agosto

“Se penso 

che non possiamo niente 

sulla morte e sulla casualità 

mi dico 

almeno per noi, per noi 

doniamo ali alla libertà” 

Giorgio Centinaro, classe V elementare 

 

Ho preso a rassettare la cucina dopo aver mangiato quel poco che restava nel frigo, quasi presentissi che era giunta la mia ora. Un pasto frugale con il mio “ospite”, sempre puntuale a rimemorarmi la caducità della vita, il respiro fragile, quei morsi ai polmoni che mi fanno restare in apnea, tanto sono violenti. Sorbisco un caffè, raccogliendo il poco coraggio che ancora ho; sfilo dalla libreria a muro della cameretta di mio figlio, angelo smanioso di volare, le foto più belle, che ci vedono insieme al mare o in montagna: lui piccolino, lui che gioisce, lui che strilla, lui che corre a perdifiato. Giorgino che mi abbraccia, e mi schiocca un bacio sulla guancia… Chiaroscuri caravaggeschi, o solarità abbacinanti, a tutto cielo… cade una lacrima, a gualcire l’album dei ricordi. Luci e ombre di una stagione passata, insieme ai sogni…Sì, si sente che si è a un passo dal capolinea. A un tratto una scossa, una crepa mi lacera il petto, gli occhi sbarrati, non respiro più…. 

Posso archiviare questa vita, e insieme ad essa i ricordi, la toga di Giudice e le mie poesie, la meraviglia e l’assurdo di una così breve lacerante radiosa avventura. Un miele aspro da assaporare, e d’un lampo quel grido di pietra: da quando tu, figlio mio, decidesti di partirtene da questo mondo, che tanto promette e poco o niente dà. Una mattina come tante altre, il sorriso stampato sul viso -tu così buono e generoso, tu così innamorato della vita, ma stanco di abitare questo mondo…-, apristi le ali a volo d’angelo, spiccando il volo. Dentro un abisso che ti avrebbe fatto poi risalire alla Luce degli angeli. 

…non so se sono già con te, vedo come attraverso un velo questa terra e in un attimo ripercorro tutta la mia vita, le cose belle e quelle brutte, i successi e il fatale disinganno, le gioie e le lacrime inconsolabili…mi sembra di essere da sempre in questo posto meraviglioso, pieno di fiori e amore: a un certo punto vedo sbucare dalla Luce una mano, che mi chiama sé: è la tua, angelo mio, da tanto tempo ci aspettavamo…io, che in quei tredici anni di vita senza di te, mi sono lasciato vivere… Perché l’unica ragione di durare di un padre, vedovo di troppa luce, è ricongiungersi al figlio: Giorgino, -avevi 15 anni…-, un giorno di là del tempo, le ali spiegate, gettasti il guanto di sfida alla sorte. E “ora”, finalmente, siamo una luce sola, per l’eternità. 

 

 

Lutto ad Ascoli per la morte del giudice Alessandro Centinaro

 

 


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