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La vicenda di Germana Messina, la dg Natalini: «Esistono i diritti ma anche i doveri nei confronti dell’utenza»

ASCOLI - Il vertice di Ast spiega la posizione dell'azienda nei confronti della professionista che, attraverso il suo legale, ha presentato ricorso per la revoca del lavoro agile e per il trasferimento dalla Direzione medica ospedaliera alla Centrale operativa territoriale. Misure che, secondo la professionista, non le permettono di accudire il figlio gravemente disabile
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Nicoletta Natalini

 

 

«Io come direttore d’azienda, ma direi tutti i miei uffici, dobbiamo compenetrare, da un lato i diritti del lavoratore ma dall’altro anche i diritti degli utenti ad avere le prestazioni sanitarie di cui hanno diritto e sociosanitarie nel caso specifico»: con queste parole la dg di Ast Ascoli, Nicoletta Natalini, ribatte alla vicenda dell’assistente sociale Germana Messina, madre affidataria di un ragazzo gravemente disabile, ed il cui legale ha presentato ricorso  contro la revoca del lavoro agile ed il trasferimento della professionista dalla Direzione medico ospedaliera (Dmo) alla Centrale operativa territoriale (Cot) (leggi qui).

 

«Innanzitutto – sottolinea la dottoressa Natalini – non è vero che da aprile non può assistere il figlio perché questa dipendente non è mai rientrata al lavoro quindi lei continua ad assistere il figlio».

La Messina afferma che tutta questa storia, dopo 24 anni di onorato servizio, le hanno provocato «uno stato d’ansia reattiva con crisi ipertensive che mi costringono a casa e alle necessarie cure, come confermato dal certificato medico».

Tornando alle dichiarazioni della Natalini sull’argomento, la stessa afferma che la revoca dello smart working è stata fatta per norma di legge, non più vigente. Quindi l’assistente sociale non poteva più fruirne.

«Era rimasta praticamente l’unica dipendente che ne godeva in tutta l’azienda e ricordo ne abbiamo 2.600 e tanti hanno lavorato in smart durante il periodo del Covid», precisa la dg di Ast che continua: «In merito ai benefici della 104, sono quasi due anni che ne sta fruendo.

Noi stiamo ovviamente colloquiando con la dipendente, della quale riconosco – nella persona e nella donna che sta accudendo questo ragazzo gravemente disabile – un grandissimo cuore.

Però – sono ancora le parole di Nicoletta Natalini – quando sei un dipendente, a fronte di uno stipendio che ti viene pagato devi anche dare poi una risposta ai cittadini per quello di cui loro hanno bisogno.

Il nostro compito è quello di non ledere i diritti della dipendente ma neanche quelli dei cittadini che devono fruire delle prestazioni di un’assistente sociale.

Abbiamo tante persone non autosufficienti, che hanno bisogno di un supporto sociosanitario. E la figura professionale dell’assistente sociale è fondamentale, a maggior ragione da quando abbiamo aperto le Cot.

Con il Punto Unico di Accesso (Pua) che funziona benissimo tali professionisti sono una figura chiave nel percorso sociosanitario.

Ripeto, non vogliamo ledere nessun diritto. Vogliamo però che questi diritti siano bilanciati rispetto ai diritti dei cittadini.

Ci sono diritti e ci sono doveri da parte di ogni dipendente».

m.n.g.

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