di Walter Luzi
Sergio Vitelli era un bravo ragazzo, amico di tutti a Castel di Lama. Anche dei tre Traini che si sono impegnati, fin dal 1990, due anni dopo la sua prematura scomparsa in un tragico incidente stradale, per ricordarlo con il calcio. Lo sport che lui amava di più. Il dolore per quella tragedia, che aveva cancellato metà della sua famiglia, e annichilito una intera comunità, era ancora fresco, pur annegato nelle notti magiche del mondiale italiano di quella estate.
Due dei tre giovani Traini, Giovanni e Domenico, sono parenti. Il terzo, ancora un Giovanni, è un omonimo, già presidente, negli anni settanta della vecchia Folgore Campolungo. Sergio Vitelli aveva militato in entrambe le formazioni del paese, la Truentina e il Lama Calcio, divise da una rivalità innegabile. Lui, in vita, e soprattutto dopo, aveva però riavvicinato quelle due sponde, divise dalla loro storia prima che dai colori delle maglie. E in nome di Sergio Vitelli si erano strette la mano anche le due avverse sponde politiche che amministravano il Comune. La Dc e il Pci. Il compromesso storico di provincia. Sogno e scommessa nazionale di Aldo Moro, pagati con la vita.
A Castel di Lama si dimostra con i fatti che, invece, si può fare. Giovanni Traini, universalmente conosciuto come lu biond’ è assessore allo sport in quella giunta insieme a Fernando Manilardi. Un comunista e un democristiano divisi da tutto ma accomunati dal desiderio di operare, oltre ogni ideologia, per il bene comune. Concetto nobile destinato a scomparire molto presto da ogni contesto. Politico per primo. Quel bene comune che Giovanni Traini, lu biond’, aveva ben conosciuto, apprezzato, e fatto proprio, in ogni opera di Giuseppe Mascetti, del quale sarà, per oltre un ventennio uno dei collaboratori più fidati.
Lo storico presidente del Gruppo Sportivo Elettrocarbonium aveva organizzato, dal 1978 al 1986 nove edizioni (di cui tre internazionali) del torneo di calcio giovanile Città di Ascoli intitolati alla memoria di don Italo Marini. Una epopea tramontata qualche anno prima con la brusca defenestrazione, come capita sempre, prima o poi, a tutti i giusti non funzionali al sistema, di Pippo Mascetti. Ma della quale lu biond’ aveva assorbito ogni insegnamento, ogni valore, ogni etica. Nasce in questo clima dunque il torneo “Sergio Vitelli”. Si parte con sei squadre, quelle di livello professionistico della zona, il Penna Ricci Perugia del vecchio amico del G.S. Elettrocarbonium, Stefano Papini, e la rappresentativa locale unica che riunisce per la prima volta, dopo decenni di accesa rivalità, con la stessa maglia, giocatori della Truentina e del Lama Calcio.
Uniti si vince. Tutti insieme. Lo spirito è quello. Certe lodevoli iniziative, come i tornei alla memoria di ogni sport, si esauriscono, quasi sempre, nel giro di qualche edizione. Onde emotive che perdono slancio, motivazioni che scemano, sponsor che si dileguano. Può capitare. Non a Castel di Lama. Non ai Traini. Non a lu biond’.
Oggi, venerdì 6 settembre sul campo di Piattoni Atletico Ascoli e Villa Musone hanno dato vita alla partita inaugurale del Torneo Sergio Vitelli, edizione numero trenta. Nove le squadre un lizza, provenienti da cinque province. Quattordici le gare in calendario. Domenica 8 settembre, alle 18, sull’erba dell’impianto di via Tevere a Castel di Lama si giocherà la finalissima. All’appello, dal 1990 a oggi, nell’albo d’oro della manifestazione mancano cinque edizioni. Lo scotto pagato al covid e allo shock seguito alle traversie finanziarie di un generoso e benemerito mecenate dello sport lamense, e non solo, Mario Lelli. Con la sua Autolelli aveva contribuito infatti, in maniera determinante, a portare la manifestazione a livelli di eccellenza, fino ad una dimensione internazionale. Altri tempi. Ancor più lontani quelli della prima edizione. Abbiamo ritrovato con piacere qualche vecchia foto.
Lu biond’ con il primo trofeo assegnato. Giuseppe Mascetti e Manlio Raimondi, primo presidente del Lama Calcio, che lo premiano. La foto dell’Ascoli Calcio, primo vincitore del torneo “Vitelli” in quel lontano 1990. L’allenatore di quei ragazzini con la maglia a strisce bianche e nere, con il fido secondo Rigantè, era Severino Aurini. Una delle espressioni più autentiche e genuine del gioco del calcio. Un educatore, soprattutto, prima che un uomo di sport.
Un maestro di vita, come Giuseppe Mascetti, di cui sentiamo sempre di più la mancanza. Tattica e schemi vengono dopo ragazzi. Loro ci hanno insegnato, prima, la lealtà, il rispetto, e, in qualche caso, anche la buona educazione. Ci hanno trasmesso l’amore e la passione per quello che resta, in ogni caso, sempre un gioco.
È per questo sappiamo già che questo torneo, comunque vada, sarà un successo. Perchè lo spirito che ci anima, e che dovrà animare anche tutti voi, è quello dei nostri vecchi maestri. Perchè abbiamo imparato presto, anche qui a Castel di Lama, a fare come loro. A metterci sempre, e soprattutto, il cuore.
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