«Il carcere di Ascoli sta diventando la discarica degli istituti di detenzione delle Marche: troppi detenuti “difficili” per la struttura e l’organico di polizia penitenziaria. Risse, continui ricoveri in ospedale anche per tentativi anticonservativi, fino allo “spaccio” di psicofarmaci. La situazione sta diventando insostenibile. Ma nonostante le numerose segnalazioni a chi di dovere, nessuno se preoccupa».
La denuncia arriva da Salvatore De Blasi, responsabile provinciale di Ascoli dell’Osapp (l’organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria) alla luce degli ultimi avvenimenti che non sono stati di certo casi isolati.
«Ieri sera, 12 settembre – racconta De Blasi – un recluso ha tentato di togliersi la vita. Per fortuna è stato fermato in tempo. Qualche giorno fa un altro è stato trasportato per 6 volte all’ospedale e per altrettante volte ha rifiutato il ricovero, offendendo pure il personale medico, fino a rendere necessario il trattamento sanitario obbligatorio. Solo nell’ultima settimana 2 celle sono state messe a ferro e fuoco dai detenuti.
Insomma, casi di violenza e un continuo valzer di ambulanze nell’istituto ascolano, fatto che comporta un maggiore e costante impegno degli agenti».
Per piantonare un detenuto che ha necessità di cure ospedaliere, si devono muovere 3 agenti, fino a 5 se si tratta di un recluso della sezione alta sicurezza.
De Blasi: «Già siamo pochi. Se in tre, se non addirittura 5, dobbiamo spostarci, i colleghi che restano devono sopperire, con tutto quello che ne consegue.
Più che legittimo il diritto alle cure per tutti. Ma qui il problema è che su una popolazione detenuta di media sicurezza, 80% è costituita da detenuti stranieri per lo più psichiatrici, affetti da gravi disturbi e con problemi di convivenza tra di loro.
Gli agenti sono costretti a lavorare 15 anche 16 ore continuative per ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno del penitenziario di Ascoli, diventato inoltre teatro di spaccio di psicofarmaci, prescritti dagli specialisti, ma che a volte vengono utilizzati come merce di scambio, per avere in cambio sigarette caffè o altro».
«I vertici dell’istituto hanno più volte scritto al Prap di Bologna (il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria che ha unito le Marche all’Emilia Romagna, ndr) di quanto giornalmente succede, dalla mancanza di personale a tutti gli eventi critici, ma come al solito gli addetti ai lavori fanno orecchie da mercante.
Ad agosto abbiamo ricevuto la visita dell’onorevole Battistoni con un nutrito gruppo di politici. Durante l’incontro con i sindacati dei poliziotti penitenziari, questi hanno illustrato all’onorevole le varie criticità e la carenza di personale, con la speranza di una pronta risoluzione di quanto esposto. Ma fino ad ora, dal governo, solo silenzio cecità del governo».
«L’istituto ascolano – conclude amaramente De Blasi – è diventato la discarica degli istituti marchigiani, quando, a detta dell’attuale provveditore, era un fiore all’occhiello dell’amministrazione per il suo trascorso storico di lotta alla mafia, ed un istituto tra i più invidiati del distretto. Adesso è tra i peggiori».
m.n.g.
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