di Gabriele Vecchioni
(foto di G. Vecchioni e I. De Remigis)
Il Festival culturale dei borghi della Laga organizza, sabato 21 settembre dalle 9 in poi, un interessante evento a Macchia da Sole, pittoresco paesino della valle del Salinello, tra la Montagna dei Fiori e quella di Campli. Macchia è una frazione del comune di Valle Castellana, raggiungibile con la strada provinciale che si stacca, più o meno all’altezza di Campovalano, dalla Strada Statale n. 81 che unisce Ascoli Piceno a Teramo.
Prima di analizzare (brevemente) il territorio del vicino borgo abruzzese, vediamo di spendere qualche frase sulle manifestazioni promosse dal festival citato.
Il Festival culturale dei borghi rurali della Laga è basato sul lavoro di volontari e residenti, entusiasti e interessati alla rivalutazione sociale e alla promozione di un’area bellissima e poco valorizzata; è giunto ormai al quarto anno, in un crescendo continuo di eventi e con un numero sempre maggiore di partecipanti. Quest’anno, gli incontri previsti sono compresi in un lasso temporale che va da aprile (il festival si è aperto il 13 aprile a Teramo) a novembre (la manifestazione di chiusura sui terrà ad Amatrice il 14 del mese). La rassegna interessa diverse realtà di un territorio assai vasto, che comprende borghi e località sparse sull’intero territorio dei Monti della Laga, dei Monti Gemelli, dell’Alto Aterno e, quest’anno, anche di aree limitrofe, vicine geograficamente e culturalmente: l’Amatriciano, la valle del Tronto (l’Arquatano e l’Acquasantano) e il cosiddetto “Appennino perduto”. Gli appuntamenti propongono, oltre alla ricerca identitaria e alla riscoperta di sentieri e “luoghi dell’anima”, anche la valorizzazione di iniziative culturali ed economiche locali, per la ricostruzione e il consolidamento delle comunità locali, allentate dallo spopolamento e dalle oggettive difficoltà legate all’isolamento e ai danni del sisma.
A Macchia e al suo territorio (oltre alla contrada da Sole ci sono quella da Borea, Le Canavine e Piano Maggiore) Cronache Picene ha dedicato diversi articoli, riguardanti le sue emergenze naturalistiche (una per tutte, le Gole del Salinello, una delle location più frequentate del Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga) e le testimonianze storico-folkloristiche (Castel Manfrino, gli eremi rupestri e le leggende relative). Ad essi rimandiamo quanti fossero interessati ad approfondire le tematiche.
In queste righe ricordiamo alcune delle singolarità del territorio che lo arricchiscono e giustificano una visita non-frettolosa.
La prima peculiarità del territorio è costituita dal paesaggio, un landscape montano splendido che fonde rocce e boschi per creare un unicum di grande valore. A Macchia, come in gran parte dell’area montana dell’Italia centrale, il terremoto del 2016-17 ha colpito duro; oltre alle condizioni evidenti di spopolamento, ci sono edifici lesionati, cerchiati e in attesa di sistemazione, in abbandono ma non in rovina; è quello che in geografia viene definito “abbandono conservativo”: questo permette all’osservatore di percepire il paesaggio come integro e di grande valenza naturalistica.
Oltre alla condizione oggettiva di wilderness, così difficile da trovare nel mondo civile iperconnesso, a Macchia sono rintracciabili diverse testimonianze del passato. Una di queste è Castel Manfrino, il castello di Manfredi di Svevia, i resti del quale si ergono, in posizione panoramica, su un poggio isolato, a poca distanza dalle case del borgo. Il cosiddetto Castello di Macchia è una location speciale, dove storia e leggenda si fondono in maniera indissociabile. Un’altra peculiarità storica (arricchitasi, col tempo, della componente folkloristica data dalle leggende popolari) è quella degli eremi rupestri, ben conosciuti da storici ed escursionisti.
A questo punto, è doveroso aprire una parentesi relativa alla Montagna dei Fiori, la “Montagna d’Ascoli”, una vera e propria Tebaide, luogo mitico del movimento eremitico antico. In epoca medievale (l’ “età d’oro” dell’eremitismo), il rilievo ha avuto ben 35 luoghi “abitati” da anacoreti – come racconta Raniero Giorgi in una sua pubblicazione – alcuni dei quali ancora visitabili (sei di questi insistono sulle Gole del Salinello). Certo, non è un numero paragonabile a quello degli eremitaggi della Majella, che il Petrarca definì Domus Christi (= Casa di Cristo) proprio per l’alto numero di luoghi santificati dalla presenza di personaggi dedicatisi alla preghiera, ma è pur sempre un discreto numero di luoghi legati al misticismo medievale. Queste poche righe per affermare che la Montagna dei Fiori, il sui versante meridionale sovrasta il borgo abruzzese, può ben definirsi, al pari del più imponente massiccio magellense, una “montagna sacra”.
Ma torniamo a Macchia e al suo territorio, dove si svolgerà, sabato 21 settembre, l’evento del Festival dei borghi della Laga. La manifestazione avrà come slogan “Castel Manfrino, eremi e storia alle pendici della Montagna dei Fiori” proprio in onore di quelle caratteristiche geografiche, storiche e folkloristiche che abbiamo descritto. Ci sarà l’occasione per presentare la seconda edizione di un piccolo volume dedicato a Macchia, rivisitazione di quello (Narciso Galiè e Gabriele Vecchioni, Macchia e il suo territorio) edito nel 1996 e unica opera dedicata a questa interessante realtà dell’entroterra appenninico teramano vicino ai Monti Gemelli.
Qui sotto il programma.
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