di Maria Nerina Galiè
Crisi idrica e inizio delle manovre pre elettorali (a giugno 2025 il rinnovo del Cda) a strattonare la Ciip mentre fa discutere la richiesta di deroga “al rispetto degli standard specifici e generali di qualità contrattuale previsti dalla deliberazione Arera del 2016”.
Intanto è giusto sfugare ogni dubbio, spiegano alla Cicli integrati, non si tratta di abbassare quantità e qualità di acqua, fronte sul quale stiamo mettendo in campo ogni risorsa disponibile. Ma di questioni puramente tecniche e che riguardano i tempi previsti per l’erogazione dei vari servizi, stabiliti appunto dall’Arera e che, se non rispettati, prevedono delle penalità da rimborsare all’utente.
Tanto per fare degli esempi, allacci, chiusure o riaperture dei contatori, sopralluoghi, devono essere fatti entro un determinato arco temporale, ore o giorni a seconda della prestazione. Se si sfora si va al rimborso, a meno che non si ottenga – appunto – la deroga a questa clausola contrattuale e senza conseguenze a livello di Arera.
Il motivo alla base della richiesta sta nel fatto che le chiusure dei contatori in orario notturno, sia per l’acqua potabile che ad uso agricolo, comportano un aggravio di lavoro per il personale. Lo stesso che di giorno deve provvedere a tutto il resto. Fino ad ora la Ciip è riuscita a rispettare i tempi per il 95%, accedendo anche a premialità, a beneficio degli utenti.
Ma aumentando gli interventi per razionare la risorsa, c’è il concreto rischio in qualche caso di sforare, anche se di poche ore o di pochissimi giorni.
Due le strade per ottenere la deroga. La prima è stata già esclusa perché prevedeva che l’Ato 5 trovasse l’accordo delle associazioni dei consumatori. La riunione del 10 settembre ha dato esito negativo.
La seconda è il riconoscimento, attraverso la Regione, dello stato di emergenza/calamità da parte della Protezione Civile nazionale, come è già stato chiesto per l’agricoltura.
Nel frattempo la situazione è in leggero miglioramento, ed infatti in alcune località sono state interrotte le chiusure notturne, ma soltanto perché l’abbassamento delle temperature e l’arrivo delle piogge inducono a minori consumi di acqua. Ed anche per il fatto che è finita la stagione turistica ed il numero della popolazione, nelle località costiere, è tornato alla normalità.
Cosa aspettarsi per il futuro?
Alla Ciip ricordano gli obiettivi che si prefiggeva il compianto presidente Giacinto Alati. La prima: «Quando apri il rubinetto, l’acqua deve uscire», ripeteva spesso. La seconda e la terza: «L’acqua deve essere la più buona ed a basso costo».
A fine anno ci sarà la revisione delle tariffe. L’intento è di non aumentarle. Poi c’è anche l’impegno di portare avanti gli investimenti previsti, come i potabilizzatori del Lago di Gerosa e del fiume Tenna, ma anche tante altre misure (la digitalizzazione della rete, tanto per citarne una), per mettere a terra i 150 milioni di euro intercettati a fondo perduto tra Pnrr e altri finanziamenti ministeriali, al fine di risolvere la crisi idrica.
Occorrerà ancora del tempo e l’auspicio, di chi sta lavorando in questa direzione, è che la politica – o anche l’ambizione di mettere le mani su un’azienda che viaggia su un fatturato annuo di 80 milioni – non intralci il percorso.
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