di Pier Paolo Flammini
C’è il lavoro di tanti uomini delle Picenambiente in queste ore difficili tra San Benedetto e dintorni, dopo la forte pioggia di mercoledì 18 settembre che ha provocato smottamenti e ha trasformato molte strade in veri e propri torrenti di fango.
«Ci sono circa 20 persone impegnate nelle varie operazioni di messa in sicurezza e pulizia – spiega il presidente della Picenambiente Spa Rolando Rosetti – Si è iniziato alle 20 di mercoledì, perché c’erano seri problemi nella zona di Ponterotto e a San Savino oltre che sul colle Montesecco a Grottammare».
«Sono subito uscite un bobcat e un mezzo con una palla meccanica grande – spiega Rosetti – Non solo strade, ma anche alcune proprietà private invase dal fango. E su questo stiamo ancora lavorando, perché se il fango dovesse seccarsi la nostra opera si complicherebbe, così come in caso di nuove forti piogge. E non appena finiremo il lavoro di pulitura delle strade, daremo una mano anche per la pulizia dei garage. Si creerà anche un grosso problema relativo ai rifiuti, perché mobili e suppellettili da buttare diventano rifiuti speciali da smaltire».
«Credo che i Comuni che hanno subito i danni debbano rifarsi rispetto a chi ha contribuito a provocare questa ondata di fango – suggerisce il presidente di Picenambiente – Forse non ci sono più i contadini di una volta, che attraverso l’aratura a croce facevano defluire l’acqua senza che trascinasse il fango, ci sono arature eseguite in modo improprio. Ci sono problemi anche dalla zona dove la Snam sta lavorando al nuovo gasdotto, perché le acque portano via la terra da poco rimossa anche se di nuovo risistemata nelle zone oggetto di scavo».
«Il nostro compito è ripristinare la viabilità normale, pulire delle strade anche nei prossimi giorni per rimuovere l’ultima patina di fango, raccogliere i rifiuti speciali – conclude Rosetti – In un mese a San Benedetto è la terza volta che interveniamo, per fortuna i sottopassi ferroviari non si sono riempiti di acqua e i torrenti sono defluiti anche perché non c’era il mare mosso che poteva rallentarli».
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