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Porto off limits, ora è ufficiale: scatta la protesta del “Circolo dei Sambenedettesi”

SAN BENEDETTO - Varchi al molo Nord e alla banchina Malfizia, zone di pescherecci, ma anche luogo dove si trovano le lapidi dei morti del mare
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(Foto di Marco Braccetti)

 

Porto off limits: ora è ufficiale. Sbarre al molo Nord e alla banchina Malfizia, zone di pescherecci, e accesso interdetto a tutti, ad eccezione degli autorizzati, in queste ore, dando seguito a normative statali ricordate da cartelli affissi da anni, ma mai davvero applicate.

 

(Foto di Marco Braccetti)

E scatta la protesta. I primi a dissentire sono i componenti del “Circolo dei Sambenedettesi” che, in una nota, sottolineano quanto «la notizia che il porto, con sbarre e strumenti tecnologici, è stato chiuso a tutti ci colpisce e ci lascia interdetti.».

Ritengono la misura esagerata e biasimano, in particolare, il fatto che sia stata «interdetta la parete dove sono allineate le lapidi in cui sono ricordati i nostri morti, centinaia di pescatori che hanno dato la loro vita per lo sviluppo di una comunità che deve conservare e onorare la loro indelebile memoria.

Quello è un sacrario e nessuno può impedirne la visita e l’omaggio perenne. E non parliamo solo di famiglie colpite da questi tragici lutti, ma di tutti i cittadini anziani che rammentano e giovani che apprendono e entrano nell’anima di San Benedetto anche attraverso luoghi simbolici come questo».

 

«Interdire la passeggiata al porto – sono ancora le parole del Circolo dei Sambenedettesi – e la visita al sacrario dei nostri tragici naufragi non è un contributo alla consapevolezza del ruolo dei lavoratori del Mare.

Potremmo capire il non accesso a camion e vetture che potrebbero creare problematiche per illeciti sbarchi di pescato o comunque intralci alla attività portuale, pur essendoci la piena possibilità di controllo da parte delle autorità con controlli e multe, ma l’impossibilità di vivere con una passeggiata un’area che è ancora parte integrante della città e che rappresenta la sedimentazione in un luogo di secoli di storia ci pare del tutto esagerata.

 

(Foto di Marco Braccetti)

Persino i turisti ne avranno in conseguenza una chiave di lettura sbagliata della città, perché, passando davanti alle lapidi, vivrebbero veramente il sacrificio che costa il piatto di pesce che si apprestano a consumare e che San Benedetto non è solo la città delle Palme, vissuta superficialmente come “divertimentificio” ma una vera città di mare fatta di lavoro, di storia della pesca e di vite spese per avere la città di oggi.

 

Insomma noi consigliamo di riflettere sul ruolo del porto perché nella crisi di questa attività, con la moria di imbarcazioni e di addetti, forse è il caso di proteggere l’identità marinara profonda e favorire la partecipazione cittadina alla vita del mare e per il mare».


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