di Luca Capponi
Dall’incontro con Andrea Pazienza alla foto “buffa” scattata con Vincenzo Mollica, che doveva diventare la copertina del disco live “1991 concerti”. Ma, soprattutto, la proverbiale riservatezza. Cosa, quest’ultima, da preservare e tramandare in tempi come quelli attuali, dove la discrezione sembra scaduta ai minimi storici, quasi fosse un’onta, con vip e presunti tali pronti a immortalarsi anche nelle situazioni più intime.
Eppure Dori Ghezzi, 78 anni magnificamente portati, racconta così il momento in cui, insieme al compagno Fabrizio De Andrè, affrontò il momento della gravidanza. Era la fine degli anni ’70 ed i due non erano ancora sposati. Dì lì a poco sarebbe nata Luisa Vittoria, per tutti Luvi.
«Avevamo un modo diverso d’intendere anche la popolarità – racconta -. Quando sono rimasta incinta sono andata addirittura a Toronto proprio per fare in modo che tutti lo sapessero all’ultimo istante, volevo vivere quel momento in modo normale, più privato, anche perché a quei tempi non c’era ancora il divorzio e la situazione era più delicata. Quindi, nel rispetto di tutti, abbiamo preferito agire in un certo modo».
Parole da appuntare sul taccuino, durante una serata che tanto ha lasciato in tal senso. Nel segno, è proprio il caso di utilizzare questo termine visto il contesto, del grande Faber. L’ultimo appuntamento di “Linus – Festival del fumetto” è andato in scena domenica sera 29 settembre in un teatro Ventidio Basso gremito, che ha salutato un’altra interessante edizione della tre giorni ideata da Elisabetta Sgarbi ed appoggiata dal Comune. Un unicum a livello nazionale, che mescola con sapienza mostre, incontri, concerti ed una trasversalità sempre prodiga di spunti. Durante il weekend si sono infatti alternati ospiti quali Sandro Veronesi, Yole Signorelli, in arte FumettiBrutti, Gianni Pacinotti (Gipi), Oliver Guez, Cristina D’Avena e i Gem Boy, Tre Allegri Ragazzi Morti, Franco Matticchio.
Tornando alla serata conclusiva, l’incontro con Dori Ghezzi, accompagnata sul palco da Giordano Meacci e Francesca Serafini (due autori di rango, con Claudio Caligari hanno sceneggiato il bellissimo film “Non essere cattivo”), che insieme alla stessa Dori hanno scritto il libro autobiografico “Lui, io, noi”, è stato caratterizzato anche dal contributo video di Vincenzo Mollica, giornalista Rai amico di De Andrè, e dalla presenza del collega Luca Valtorta nelle vesti di moderatore. Tutti tesi a raccontare Faber, in special modo il suo rapporto con fumetti e disegni e la vicinanza con i vari Sclavi, Manara, Forattini e Paz.
«Fabrizio è stato molto di più di quello che viene raccontato. È stato un grande come lo sono stati i grandi poeti, quelli ci hanno offerto una visione e ci hanno fatto attraversare la vita con maggiore dignità», le parole emozionate ed emozionanti dello stesso Mollica dopo avere simpaticamente raccontato la storia della giocosa foto di loro due con uno scialle in testa, che doveva finire sul disco del 1991. Curiosità: Mollica ha parlato tenendo in mano il catalogo della mostra che si tenne a Grottammare nel 1999, “Segni De Andrè”, dedicata proprio ai ritratti con cui i grandi disegnatori omaggiavano il cantautore genovese.
Aneddoti, tanti. Su tutti l’incontro col grande Andrea Pazienza, il disegnatore nato a San Benedetto, che andò a trovare il poeta nella sua abitazione a L’Agnata, in Sardegna, perché voleva conoscerlo personalmente.
Sul palco poi arriva Alice, che per la prima volta propone un set tutto dedicato a Faber. “La canzone dell’amore perduto”, “Il pescatore”, “Un blasfemo” ed una suggestiva versione pianistica di “Anime salve” targata Claudio Guaitoli alcuni dei pezzi proposti. Magnetica, elegante e con una voce sempre ammaliante, Alice ha dato vita ad un evento unico, all’esordio assoluto. Il finale perfetto.
«Non ha risposto subito affermativamente, ci ho messo un po’ a convincerla», ammette Elisabetta Sgarbi ricordano la meticolosità e la grazia con cui la cantante prepara le sue esibizioni. Per fortuna la missione è andata a segno. Niente foto né video per l’occasione, come richiesto dall’organizzazione. Performance da seguire ad occhi, orecchie e cuore spalancati. Un’altra cosa di quelle che non usano più. Solo contemplazione, stupore, sensazioni. E storie da appuntare sul taccuino della vita.
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