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Polemiche sul taser alla Municipale, Daniele Primavera: «Da cittadino mi sento meno sicuro»

SAN BENEDETTO - Dura la reprimenda del leader di Nos, che chiede «una reazione non solo da parte dei cittadini sambenedettesi ma anche degli operatori sanitari, che non credo possano approvare un approccio simile»
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Daniele Primavera

 

di Giuseppe Di Marco

 

Continuano le polemiche per l’approvazione, in Consiglio, della mozione a firma Lorenzo Marinangeli con cui sindaco e giunta si sono impegnati ad inserire il taser nella dotazione della Polizia Municipale. Una misura approvata con il benestare degli 11 consiglieri che oggi compongono ufficialmente la maggioranza.

 

Ad alzare la voce, ora, è anche Daniele Primavera, attraverso una lunga reprimenda lanciata su Facebook: «Nonostante l’opposizione di Paolo Canducci, che ha chiesto in quali attività si richiedesse l’utilizzo del taser, nessuno è stato in grado di rispondere nel merito: è chiaro che per le funzioni ordinarie della Polizia Locale, che non attengono alla pubblica sicurezza che è competenza dello Stato e per il quale il corpo ha funzioni meramente ausiliarie, non è affatto necessario essere dotati di armi, e che queste non migliorano minimamente gli indicatori delle attività dei vigili».

 

Primavera fa notare come il governo centrale non stia minimamente risolvendo le problematiche relative alla sicurezza, e come la costa Picena si trovi «in stato di costante sottodimensionamento, come già denunciato più volte dai sindacati di Polizia».

 

Continua il leader di Nos: «In tutto il Consiglio comunale l’unico uso concreto che è stato menzionato è quello del trattamento sanitario obbligatorio, e cioè lo strumento cautelare rivolto alla tutela di una persona affetta da malattia mentale, che può essere adottato quando, versando il soggetto in una fase acuta di malessere psichico, sia necessario procedere ad interventi terapeutici urgenti che lo stesso rifiuta».

 

Ma l’eventuale uso in questo contesto, per Primavera, risulterebbe del tutto errato: «E’ evidente che quando hai davanti una persona in stato di alterazione, o per sostanze o per patologie o per shock, le armi non hanno alcuna funzione di deterrenza, magari ipotizzabile in altri contesti. Sfido chiunque a sostenere che un confronto tra operatori sanitari e di Polizia e una persona in stato di alterazione psichica migliori introducendo un’arma nel confronto stesso. Da cittadino oggi mi sento molto meno sicuro. Mai vorrei che un figlio, un genitore, un amico nelle condizioni di avere bisogno di contenimento sanitario sia affrontato con delle armi. Del resto se questo fosse il miglior metodo allora bisognerebbe dotare di taser pure gli infermieri negli ospedali e nei reparti psichiatrici».

 

Primavera quindi invoca «una reazione non solo da parte dei cittadini sambenedettesi ma anche degli operatori sanitari, che non credo possano approvare un approccio simile. Si tuteli l’incolumità degli operatori investendo nei dispositivi di protezione individuali e si abbandonino le armi, soprattutto se si ha a che fare con la fragilità psichica».


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