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Inaugurata a Roma “Rinascimento Marchigiano”: in mostra i tesori del cratere

LE OPERE recuperate lungo i cammini percorsi dai pellegrini saranno nella capitale fino al 12 dicembre. Poi verranno esposte ad Ascoli Piceno, Ancona e San Severino Marche. All'inaugurazione anche il ministro alla cultura Giuli
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Il taglio del nastro della mostra

 

Con il taglio del nastro da parte del ministro della cultura Giuli è stata inaugurata presso il Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni, a Roma, la seconda edizione della mostra “Rinascimento Marchigiano – Opere d’Arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i Cammini della Fede”, curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi.

 

La mostra resterà visitabile fino al 12 dicembre ed è organizzata dal Pio Sodalizio dei Piceni ed Anci Marche. Si tratta della prima esposizione di un ciclo che prevede altre tre tappe successive nelle Marche, ad Ascoli Piceno, Ancona e San Severino Marche, ed è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio delle Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, e quella delle Province di Ancona e Pesaro e Urbino, il contributo del Commissario Straordinario alla Ricostruzione Sisma 2016, del Ministero della Cultura, della Regione Marche, i Comuni di Ascoli Piceno, Ancona e San Severino Marche e l’organizzazione di Artifex.

 

Le opere selezionate vengono dai luoghi colpiti dalle scosse sismiche che hanno colpito le Marche che si collocano lungo i cammini percorsi dai pellegrini che fino al XIX secolo hanno intrapreso questa pratica espiatoria: non è dunque difficile immaginare che dinanzi a queste immagini sacre si siano raccolte in preghiera non soltanto le comunità locali ma anche milioni di forestieri mossi dal desiderio di effettuare un percorso interiore salvifico.

 

Dopo il lavoro fatto a seguito del terremoto che ha colpito il sud delle Marche nel 2016/2017, nel novembre 2022 sono state le province di Pesaro Urbino ed Ancona ad essere colpite dal sisma causando ingenti danni anche al patrimonio artistico, monumentale e culturale appartenenti ad enti pubblici e privati ed in particolare a quelli appartenenti ad enti ecclesiastici.

 

Il lavoro di restauro è stato affidato a professionisti marchigiani.

 

All’evento hanno partecipato numerosi esponenti del mondo politico e culturale tra cui l’onorevole Lucia Albano, sottosegretario di Stato del Mef, la senatrice Elena Leonardi, per le Marche i deputati Giorgia Latini e Mirco Carloni, l’assessore alla cultura del Comune di Ancona Anna Maria Bertini, Daniela Porro soprintendente speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma e molti altri.

 

Il ministro Alessandro Giuli, che già da Direttore del Maxxi aveva avviato un rapporto di collaborazione stretto con le zone del cratere, ha lodato l’iniziativa che sta a dimostrare la capacità delle Marche di portare avanti iniziative concrete di rinascita del territorio.

 

Daniela Tisi, direttore del settore beni e attività culturali della Regione Marche e in rappresentanza del presidente Francesco Acquaroli, nell’apprezzare molto l’iniziativa ha ribadito il convinto sostegno della Regione Marche anche in vista delle successive tappe marchigiane del ciclo di mostre.

 

Luca Battaglia, presidente del Pio Sodalizio dei Piceni: «La seconda edizione della mostra Rinascimento marchigiano, opere restaurate dai luoghi del sisma lungo i Cammini della Fede rientra proprio nel novero delle iniziative avviate da questa Fondazione con la dicitura “Il Pio Sodalizio dei Piceni per le Marche colpite dal sisma”. Tutta una serie di eventi mirati a sensibilizzare l’opinione pubblica romana sul dramma che ha colpito e continua a colpire la popolazione delle nostre Marche in maniera incessante. Anche questa volta avremo il piacere di presentare al pubblico romano, inediti artistici mai visti nella capitale: si pensi al polittico dei fratelli Vivarini o al trittico di Valle Castellana di Carlo Crivelli o il Cristo sul sepolcro di Pietro Alamanno come anche la Madonna in trono con bambino. Altra chicca sarà il polittico di Funti di Nicola Filotesio detto “Cola dell’Amatrice” oltre ad altre opere di assoluto prestigio».

 

Guido Castelli, commissario alla ricostruzione: «Il patrimonio artistico e culturale di un territorio – come quello ferito dalla sequenza sismica dei quattro terremoti che hanno distrutto un gran pezzo di centro Italia tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio 2017 – è una prodigiosa sintesi di quello stesso territorio, delle sue comunità, della sua storia. Ed è giusto che questo patrimonio venga condiviso anche da chi non è parte di quel territorio; non solo per sollecitare quella indomabile curiosità che fa di un uomo un uomo, ma per dimostrare l’essenziale movimento che sta dentro alla “restanza”. Non c’è nostalgia o compiacimento di qualcosa che è stato perduto e che si vorrebbe recuperare –invano – ma c’è la consapevolezza che in quello che si è perso si produce qualcosa di nuovo, per tutti. Per chi è rimasto, per chi torna – perché qualcuno deve tornare – e per chi forse potrà venire in quel territorio, senza esserne figlio».

 

Francesco Acquaroli, presidente Regione Marche: «Questo progetto rappresenta un segno concreto e tangibile della volontà collettiva di recuperare, proteggere e soprattutto valorizzare il patrimonio culturale che è stato danneggiato dagli eventi sismici che hanno così duramente colpito la nostra terra. Ogni opera restaurata porta con sé non solo una bellezza artistica inestimabile, ma anche il racconto delle storie e delle tradizioni che legano indissolubilmente le comunità marchigiane ai loro luoghi d’origine».

 

Alessandro Bono, coordinatore dei Consigli comunali di Anci Marche delegato da Marco Fioravanti, presidente di Anci Marche: «Grazie all’impegno di tanti non solo si sono recuperate numerose opere che rappresentano la storia e la cultura della nostra comunità ma si vanno a realizzare altri eventi espositivi che produrranno una significativa valorizzazione e promozione del territorio. In questo percorso Anci Marche ha rappresentato e continua a rappresentare un punto di riferimento nella convinzione che solo restituendo ai legittimi proprietari e custodi opere dall’alto valore devozionale e non solo storico-artistico si possa dire superata definitivamente una fase emergenziale perché anche intorno a quelle opere può ritrovarsi l’autenticità di una comunità e il coraggio per riprendere un percorso di vita e di socialità così repentinamente e drammaticamente interrotto».

 

Stefano Papetti, curatore delle collezioni comunali di Ascoli Piceno e curatore della mostra, Pierluigi Moriconi, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e curatore della mostra: «Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni si sono fatti promotori di un’operazione volta alla salvaguardia del patrimonio storico-artistico conservato nei luoghi del sisma, finanziando per la seconda volta l’iniziativa “Rinascimento Marchigiano” che già nel 2019 era stata promossa dai due enti. Gli interventi realizzati, infatti, si innestano nel più ampio progetto di restauro/riconsegna, avviato da parecchio tempo, in collaborazione con la Soprintendenza, dimostrando ancora una volta l’interesse alla salvaguardia ed al recupero del nostro patrimonio storico-artistico. Va rimarcato il fatto che tutti gli interventi conservativi sono stati affidati a restauratori e tecnici marchigiani che si sono impegnati con grande rigore nel salvaguardare un patrimonio che sentono come proprio, parte integrante della loro stessa cultura. È arduo condensare nei limiti dello spazio concesso la straordinaria ricchezza di un patrimonio strettamente legato alla memoria immateriale delle singole comunità, che nonostante le difficoltà si distinguono positivamente per quel senso di caparbio attaccamento alle radici mescolato alla coraggiosa difesa del territorio. L’allontanamento delle opere d’arte dai paesi danneggiati dal sisma è stato accompagnato dalla comprensibile apprensione dei cittadini, che avevano il timore di perderle per sempre. C’era il legame religioso, ma anche la certezza che ogni testimonianza era ancora “viva” sotto le macerie. Era fondamentale, pertanto, far ritornare alla luce l’“eredità” di quella gente. È un dovere perché l’arte, in quanto rappresentazione estetica della bellezza, ha il potere di sollevare, di alleviare e di curare le ferite, materiali e spirituali, della natura umana. Ma al contempo è capace di dare un contributo fondamentale alla rinascita e alla crescita. La più grande soddisfazione è quella di trasmettere – e ciò non solo con l’intervento di restauro in sé – quel senso di sollievo e la fiducia di poter contare di nuovo sui propri “tesori” che gradualmente riprendono vita e in taluni casi la strada del ritorno».


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