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Si autoaccusa di un reato per amore, finisce a processo, ma viene assolto

ASCOLI - E' accaduto ad un ascolano finito nei guai poiché voleva scagionare una donna indagata per un furto
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Un gesto d’amore che è stava per costare caro a un uomo di 35 anni di Ascoli, accusato di aver commesso un reato in realtà imputabile alla sua fidanzata, tanto da finire in tribunale: rischiava da uno a tre anni di reclusione.  La sua storia si è però conclusa positivamente, grazie alla difesa degli avvocati Umberto Gramenzi e Silvia Morganti, che sono riusciti far assolvere il loro assistito, nonostante la pubblica accusa avesse richiesto una condanna a un anno.

 

Tutto è iniziato quando l’uomo venne chiamato a testimoniare in un procedimento penale in cui un’amica era indagata per furto aggravato. La donna era accusata di aver rubato una somma di denaro, sottratta dall’interno dell’auto di un’altra persona. L’uomo, dimostrando il forte legame che li univa, ha deciso di prendersi la colpa e si è recato presso una stazione dei carabinieri per dichiarare che era stato lui a commettere il furto, cercando di scagionare la donna.

 

Questa confessione, però, non ha convinto gli investigatori, che l’hanno considerata falsa e fatta esclusivamente per sollevare l’amica dalle sue responsabilità. La Procura di Ascoli ha quindi avviato un’indagine nei confronti del 35enne, accusandolo di auto calunnia, reato che si verifica quando una persona, davanti all’autorità giudiziaria o alla polizia, si autoacccusa di un reato che non ha in realtà commesso.

 

Fortunatamente per lui, il tribunale ha deciso di assolverlo.


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