di Luca Capponi
Arrivati in cima c’è un cartello che segna 1.250 metri di altitudine. Durante la lunga ascesa, boschi di castagni, lecci, faggi, pietra arenaria, grotte, ripide erte e balconi naturali con affacci spettacolari; da lì, nelle giornate più chiare, si gode di un panorama a 360 gradi che mozza letteralmente il fiato. Dal Monte Ascensione, col suo inconfondibile profilo, fino ad Ascoli, che sembra cullarsi osservata con ammirazione della vicina Montagna dei Fiori; a fare da brillante sfondo, l’azzurro dell’Adriatico.
Sotto di noi, a poco più di 600 metri sul livello del mare, il piccolo borgo di Tallacano rappresenta l’ultimo silenzioso avamposto a guardia di cotanta bellezza. È da lì che si parte per l’escursione verso il Monte Savucco, in una delle zone più suggestive ma meno note del territorio di Acquasanta Terme. Peccato, perché qui c’è davvero meraviglia da ammirare ad ogni passo. Nulla di “regalato”, beninteso, perché la camminata è molto impegnativa e ricca di pendenze importanti. Ma la fatica viene ricompensata alla grande.
Lungo il percorso, ecco la chiesetta rurale dedicata a San Pietro, la deviazione per il canyon di Sasso Spaccato e la Grotta del Petrienno, per Cocoscia e Pizzo dell’Arco (1.011 metri), Agore e Rocchetta; una vastità di luoghi magici, tra i tanti tesori dell’Acquasantano, al confine coi Monti della Laga, che soprattutto in questa stagione assumono colori e tonalità ancor più ammalianti. Vale la pena di riscoprirli, davvero; in tal senso tanto ha fatto il Comune, che ha avviato una massiccia opera di “riqualificazione” delle antiche vie mulattiere che collegavano borghi, castelli e mulini, mappandoli e posizionando nuovi segnali su chilometri e chilometri di sentieri (leggi qui). Tutto ciò, unito al lavoro svolto dal Cai negli anni, sta restituendo nuova linfa al comprensorio, che da San Gregorio a Castel di Luco, passando per la Macera della Morte, offre davvero tanto a camminatori ed amanti della montagna.
Menzione finale per la frazione di Tallacano. Il sisma, che l’ha quasi del tutto svuotata, non ne ha intaccato minimamente il fascino secolare. Scavata nel tufo, col suo profilo da cartolina che si svela lento già lungo la strada, come fosse la scenografia di un film storico. Lontana dai grandi centri, isolata e per questo ancora scevra da una modernità urbanistica che uccide, fragile e delicata ma ancora in piedi, Tallacano possiede un fascino di pietra immutabile. E, per questo, rappresenta un prezioso scrigno da salvare.
Tra castelli, cascate, boschi e monasteri: è l’estate delle antiche vie mulattiere
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati