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Il vescovo Palmieri: «San Benedetto e Sant’Emidio: entrambi, da fuori, hanno portato la fede nei nostri territori» (Video e foto)

SAN BENEDETTO - Il nuovo pastore delle due diocesi traccia questo particolare “filo rosso” durante i suggestivi riti che hanno celebrato il patrono della Città delle Palme. Rievocato l’arrivo del Santo-Soldato dall’Adriatico, con la processione nautica partita da Cupra che si ripete solo una volta ogni 5 anni.
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di Marco Braccetti

 

«San Benedetto viene dal mare e porta la fede, Sant’Emidio  viene da Roma e anch’esso, porta la fede. Le nostre due Diocesi nascono dalla fede di uno straniero che viene nel nostro territorio». Parole del vescovo Giampiero Palmieri che, nelle sue nuove vesti di pastore sia di Ascoli che di San Benedetto, coglie l’occasione dei festeggiamenti patronali della Città delle Palme per tracciare un particolare “filo rosso” capace di unisce le due realtà, troppo spesso separate dal campanilismo.

 

Monsignor Palmieri ha detto la sua prima della partenza della solenne processione che (nel pomeriggio di domenica 13 ottobre) ha riportato nell’abbazia del Paese Alto la statua del Santo-Soldato, in precedenza protagonista di una simbolica processiona nautica partita da Cupra. La località di avvio non è scelta a caso. Infatti, lì avvenne il martirio del soldato romano Benedetto (nel lontanissimo anno 304) il cui corpo, finito in mare, venne poi ritrovato spiaggiato proprio in quella località che prese il suo nome.

 

Una fase della processione di San Benedetto Martire, anno 2024

Scortata dalla Capitaneria di porto e dalla guardia di finanza, insieme al sindaco cuprense Alessio Piersimoni, l’effigie del Martire Benedetto è stata trasportata dall’imbarcazione “Maestrale” in un rito che si ripete solo una volta ogni cinque anni.  «Non credo sia a caso l’arrivo dal mare del nostro patrono – ha detto ancora Palmieri -. In realtà, tutto quello che viene da fuori e che viene a portarci novità, viene in nome di Dio. Dio è colui che viene a trovare l’uomo. E tutto ciò che viene da fuori, spesso, è il segno della presenza di un’azione divina».

 

Una fase della processione di San Benedetto Martire, anno 2024

Durante le celebrazioni, a rendere tutto ancora più suggestivo, la presenza dei figuranti in abiti storici dell’Antica Roma, appartenenti all’associazione cuprense “Bona Dea”. Loro hanno anche messo in scena la rievocazione del martirio di Benedetto. Monsignor Palmieri non ha nascosto l’emozione nel celebrare per la prima volta questa particolare ricorrenza: «L’emozione di chi si sente tanto accolto da questa comunità – ha sottolineato il pastore – sento davvero la bellezza di camminare insieme».

 

Entusiasta anche il sindaco sambenedettese Antonio Spazzafumo: «E’ una festa che unisce ben tre comunità. Oltre alla nostra ed a quella cuprense, c’è quella di Viareggio, con cui siamo gemellati da un trentennio e che, anche quest’anno, ci fa sentire la sua vicinanza». Ma si è fatta festa anche Oltreoceano. Curiosità finale: c’è una parrocchia di San Benedetto Martire anche a Mar del Plata (Argentina) fortemente voluta dall’imprenditore di origini sambenedettesi Federico Contessi, deceduto lo scorso anno. Lì è custodita e adorata una statua gemella di quella presente al Paese Alto e pure molti argentini celebrano questo particolare Santo, la cui testimonianza  è radicata nei secoli.

 

Va detto che la storia del patrono cittadino affonda le radici agli albori della cristianità, nei tempi dell’Antica Roma. Stando alle fonti più accreditate, era un giovane soldato dell’esercito imperiale, convertitosi al cristianesimo durante il servizio militare. Per questo, la tradizione dice che Benedetto fu martirizzato. Era il 13 ottobre dell’anno 304, dunque 1720 anni fa, da ieri. Nel corso dei secoli si sono susseguiti dubbi sulla cronologia delle reliquie, anche perché di notizie certe sulla storia di Benedetto non se ne hanno molte.

 

Una fase della processione di San Benedetto Martire, anno 2024

Dubbi fugati nel 2003, quando il compianto vescovo Gervasio Gestori ha fatto effettuare delle analisi scientifiche. I resti del santo sono stati oggetto di una radio-datazione al carbonio, ad opera dell’Università del Salento, che ha confermato (entro un intervallo di circa 50 anni) che le ossa sono da attribuirsi ad un uomo morto verso il 300 dopo Cristo: in linea con la tempistica della fede popolare. «Dobbiamo dare atto al coraggio del vescovo  Gestori – ha detto lo storico locale Pietro Pompeiche ha permesso un’indagine che avrebbe potuto avere prevedibili amare conseguenze. E’ stata invece premiata la fede millenaria di un popolo che si è sempre ritrovato intorno a quel sepolcro e che ha visto nell’esempio del Martire un invito a seguire Gesù nelle sofferenze della vita».


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