La Procura di Ascoli ha accusato a vario titolo sei persone di truffa, riciclaggio, autoriciclaggio. Tra questi due ascolani, un avvocato di 48 anni, prima sospeso dall’Ordine e poi riammesso alla professione proprio in questi giorni, e un imprenditore di 61 anni sono stati rinchiusi nel carcere di Marino del Tronto per ordine del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ascoli Annalisa Giusti; gli altri quattro sono indagati a piede libero e risiedono a Porto Sant’Elpidio, Offida, Alba Adriatica, Sant’Egidio alla Vibrata.
Al centro delle accuse, vi sono operazioni fraudolente orchestrate dal 61enne in ambito legale, tra cui il presunto inganno di una coppia di clienti attraverso la presentazione di un falso accordo transattivo e altre frodi legate a immobili e terreni. Su quanto è accaduto hanno indagato, oltre alla magistratura, la polizia giudiziaria della Procura di Ascoli e la Guardia di Finanza di San Benedetto.
L’avvocato ascolano è accusato di aver utilizzato falsi provvedimenti giudiziari per convincere i clienti a versare denaro e onorari per diverse migliaia di euro, agendo di volta in volta insieme ad altre persone come gli imprenditori coinvolti in varie operazioni.
L’imprenditore ascolano 61enne avrebbe facilitato le truffe, creando società fittizie per far confluire i profitti illeciti sui propri conti, parte dei quali trasferiti poi allo stesso legale.
Il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato hanno portato all’emissione di misure cautelari in carcere per entrambi relativamente ad alcuni dei casi contestati, mentre per altre imputazioni il giudice ha disposto i domiciliari. Entrambi saranno sottoposti agli interrogatori di garanzia la prossima settimana.
Le truffe (contestate tutte all’avvocato e singolarmente ad altri specifici soggetti) per le quali – allo stato- sono stati raccolti gravi elementi indiziari- sono 7 con un danno delle persone offese
corrispondente alle somme versate per complessivi 200.000 euro.
Le operazioni di autoriciclaggio effettuate attraverso varie operazioni bancarie volte a ostacolare la identificazione della provenienza delittuosa del denaro (operazioni tutte
contestate all’avvocato e ciascuna ad altri specifici soggetti) riguardano allo stato complessivamente euro 152.000.
Le truffe ai danni dei propri clienti venivano realizzate dal difensore attraverso la formazione di falsi accordi transattivi fatti sottoscrivere dai propri clienti nell’ambito di procedimenti civili relativi a recupero crediti, pignoramenti immobiliari, procedure rilascio immobile, in tali accordi -in realtà non sottoscritti dalla controparte del procedimento civile, non inseriti agli atti del procedimento e non conosciuti dal Giudice- si prevedeva il versamento a favore di società costituite allo scopo da soggetti ulteriori (anch’essi sottoposti ad indagine per concorso nelle truffe
pluriaggravate e nei successivi autoriciclaggi e riciclaggi del profitto delle truffe) di somme anche ingenti.
Tali società avevano nome quasi identico alle società realmente creditrici e controparti nel procedimento civile (cambiando a volte solo la punteggiatura, o la spaziatura, o indicando “srls” invece del reale “srl”); a tali falsi atti di transazione si affiancavano falsi provvedimenti emessi da Giudici del Tribunale di Teramo, Ascoli Piceno e Fermo (che ratificavano i falsi accordi transattivi e che
disponevano il versamento delle somme su specifici IBAN di società costituite allo scopo).
Il meccanismo ha previsto anxche la simulazione di procedimenti civili in realtà inesistenti, falsificando atti e provvedimenti giudiziari (tra cui procedure di liquidazione in realtà inesistenti e falsi provvedimenti giudiziari che autorizzavano compravendite in tale ambito, di apertura e chiusura della liquidazione, di nomina dell’avvocato commissario liquidatore, di
autorizzazione allo stesso a concludere operazioni di compravendita stabilendo il versamento di somme di denaro direttamente sul c/c del commissario liquidatore).
Sarebbero stati anche falsificati altri provvedimenti giudiziari per rassicurare i propri clienti sull’andamento delle procedure e formate false ricevute di versamento di contributi e diritti di cancelleria per attività difensiva e facendosi corrispondere l’importo falsamente versato.
Il tutto in concorso con altri soggetti che costituivano società con ragione sociale quasi identica a quella delle società creditrici e aprivano c/c quasi sempre all’estero oppure on line dove i
clienti dell’avvocato versavano le somme di denaro ritenendo di versarle ai propri creditori, effettuando poi ulteriori movimentazioni bancarie volte ad ostacolare la ricostruzione della
provenienza di tale denaro.
Le operazioni di riciclaggio (contestate al commerciante sottoposto a misura cautelare e ad altri soggetti) riguardano la complessiva somma di 39.000 euro.
All’avvocato sono anche contestati i reati di falso materiale aggravato per la formazione di falsi provvedimenti giudiziari dei Tribunali di Ascoli Piceno, Teramo e Fermo.
Oltre ai due soggetti tratti in arresto, sono sottoposte ad indagine per i reati di concorso in truffa pluriaggravata, autoriciclaggio e riciclaggio altre quattro persone.
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