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Sanità, i sindacati chiedono aiuto ai sindaci: «Intervenire per far rispettare i diritti di personale e utenza»

ASCOLI - Solo 11 primi cittadini sui 33 del Piceno hanno preso parte all’incontro fortemente voluto dalle sigle sindacali. Stipendi bassi, arretrati non pagati e sono solo alcune delle problematiche che, a partire dai dipendenti, si ripercuotono sulla qualità del servizio erogato ai cittadini. I presenti confermano il proprio impegno a sostegno della comunità locale
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di Federico Ameli

 

Un appello ascoltato, ma solo per un terzo, quello lanciato dalle sigle sindacali del territorio nel pomeriggio di oggi, lunedì 21 ottobre, ai sindaci della provincia di Ascoli, 11 dei quali hanno scelto di partecipare all’incontro richiesto dai sindacalisti del comparto sanitario per fare il punto sulla situazione su un tema decisamente scottante.

L’incontro tra sigle sindacali e sindaci

 

Di fronte a Sara Moreschini (Appignano), Mauro Bochicchio (Castel di Lama), Fabio Polini (Castignano), Rossana Cicconi (Castorano), Alfredo Sirocchi (consigliere di Comunanza), Alessio Piersimoni (Cupra), Matteo Terrani (Folignano), Antonio Del Duca (Montedinove), Sergio Loggi (Monteprandone), Luigi Massa (Offida) e Giovanni Borraccini (Rotella), i rappresentanti sindacali hanno delineato un quadro indubbiamente preoccupante non solo per gli operatori sanitari, ma anche per coloro che ogni giorno necessitano della loro professionalità per accedere a cure e servizi indispensabili.

 

«Abbiamo ritenuto opportuno indire una riunione con i sindaci a fronte della gravissima situazione in cui versa la sanità picena – esordisce Giorgio Cipollini, responsabile Cisl – Confidavamo in una presenza più nutrita, al di là degli impegni istituzionali che comprendiamo.

L’intervento di Giorgio Cipollini

 

Alcuni giorni fa, durante la prima conferenza dei sindaci, non ci è stata data la possibilità di esprimere i nostri timori sulla salute della sanità picena e, pertanto, abbiamo voluto informare i responsabili a livello comunale su come stanno le cose negli ambienti ospedalieri».

 

Dal punto di vista dei sindacalisti, condiviso anche da Fausto Menzietti (Fials), Viola Rossi (Cigl), Paolo Grassi (Rsu) e Roberto Tassi (Nursing Up), il personale sanitario si trova a operare in ambiente professionale molto difficile, che vede alcuni dipendenti ancora in attesa di recuperare economicamente fino a 700 ore di lavoro arretrato. Nel frattempo, a trarne vantaggio sarebbe la sanità privata.

 

«I finanziamenti vanno perlopiù alla sanità privata accreditata, mentre quella pubblica stenta a erogare i servizi al cittadino – aggiunge Cipollini – Su 2.050 addetti nella sanità picena, 1.580 sono iscritti alle organizzazioni sindacali, a conferma della gravità della situazione.

 

Per un anno abbiamo cercato in tutti i modi di aprire un confronto, ma non ci è mai stato possibile stringere un solo accordo.

 

Confidiamo nel vostro aiuto – afferma in riferimento ai sindaci presenti in sala – prima di scendere nelle piazze: vi chiediamo di farvi parte dirigente affinché già da domani possiate porre un ordine del giorno per richiamare l’attenzione della direzione a una diversa organizzazione dei servizi sanitari, ma soprattutto al rispetto dei diritti dei dipendenti, a fronte di reiterate violazioni dei diritti che si ripercuotono sul cittadino».

 

La richiesta di aiuto dei sindacalisti giunge alla vigilia della conferenza dei sindaci in programma nella giornata di domani, martedì 22 ottobre, quando i primi cittadini si incontreranno e avranno l’opportunità di affrontare nel dettaglio il tema.

La platea dei sindaci

 

Gli argomenti, di certo, non mancheranno.

 

«Nel Piceno, più che nel resto delle Marche, il privato sta superando il pubblico in fatto di sanità – prosegue Viola RossiQuesto confine si sposta sempre più a vantaggio del privato per le scelte portate avanti dalla direzione, senza battute d’arresto. I salari dei nostri operatori sono più bassi di circa 700 euro rispetto ai colleghi delle altre province: mai, nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo sentito la dottoressa Natalini pronunciare una sola parola sul tema rivendicando più risorse per i suoi dipendenti.

 

La direttrice ha deciso deliberatamente di interrompere le relazioni sindacali: nonostante l’impegno di promuovere incontri bisettimanali, gli ultimi confronti risalgono a più di due mesi fa. Le somme risparmiate dalle cessazione dei rapporti di lavoro in essere, inoltre, non vengono reinvestite in nuove assunzioni, e allo stesso tempo per correre ai ripari si attinge alle agenzie interinali».

Sergio Loggi

 

Dello stesso avviso, inevitabilmente, anche gli altri rappresentanti sindacali. Paolo Grassi (Rsu) punta il dito su una dotazione organica che, dal 2022 al 2023, ha assistito alla perdita di 150 operatori, con un ulteriore calo previsto per il 2024, e sulle ripercussioni sul morale del personale e sulla qualità dei servizi offerti alla cittadinanza. Secondo Roberto Tassi (Nursing Up), «sarebbe opportuno valutare non l’assistenza al paziente sul minutaggio, ma la complessità di gestione del paziente, mettendo il professionista nelle condizioni di operare al meglio», mentre Fausto Menzietti (Fials) parla di un «clima ambientale molto complesso, in cui 250 lavoratori a tempo determinato mandati a casa e non rimpiazzati, mentre alle cooperative vengono versati circa 80.000 euro al mese solo per il pronto soccorso».

 

Al netto delle assenza, i sindaci del territorio si dichiarano pronti a sposare la causa dei sindacati in nome di una sanità all’altezza delle esigenze.

 

«Dispiace vedere così pochi sindaci presenti su un tema così importante – esordisce Sergio Loggi, sindaco di Monteprandone – Quella di martedì 22 ottobre è una giornata importante: per la prima volta dal 2019 si è riusciti a convocare l’assemblea dei sindaci per discutere di sanità. In molti fuggono e non vogliono affrontare questa tematica, mentre noi sindaci abbiamo il compito di assumerci le nostre responsabilità. Si fa fatica a parlare di una sanità che funziona. Togliamoci le casacche politiche e iniziamo a ragionare di territorio, senza distinzioni tra costa ed entroterra».

 

«È questa la sanità che vogliamo? – si chiede Fabio Polini, sindaco di Castignano – Stiamo vivendo un disastro, senza accorgersene, e chi lavora in quelle strutture lo vive in prima persona. Insieme dobbiamo fare fronte comune e approfondire le problematiche di pazienti, dipendenti e struttura: questa non può essere la direzione».

Fabio Polini

 

«Si tratta di una tematica cruciale: la mancata ampia partecipazione di stasera è un’occasione persa – afferma Luigi Massa di Offida – Sono scelte che tutti noi, da cittadini, subiamo. Non abbiamo mai vissuto momenti straordinari, ma negli ultimi due anni mi pare ci sia stata una regressione complessiva a livello regionale. La direzione esegue, ma a prendere le decisioni è la politica».

«Siamo stati penalizzati per anni e adesso non dobbiamo piangerci addosso, ma rivendicare i nostri diritti» ribadisce Antonio Del Duca di Montedinove.

«Il compito della politica è decidere e dare visione al territorio – puntualizza il sindaco Matteo Terrani di Folignano, che esprime la sua solidarietà al personale sanitario – Era stata avanzata l’ipotesi di un ospedale di eccellenza, ma in quel caso da parte di qualcuno ci fu la convenienza politica di dire no, soffiando sul fuoco del campanilismo».

 

Un campanilismo che, nel 2024, andrebbe messo da parte una volta per tutte, almeno quando si parla di sanità.

 


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