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Ponte Romano sul Rio San Giuseppe, Italia Nostra: «La fitta vegetazione potrebbe creare un effetto diga e provocarne il crollo» 

ASCOLI - Il manufatto si trova a Mozzano. La sezione locale dell'associazione si appella agli organi competenti per un immediato intervento
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C’è il ponte  Romano sul Rio San Giuseppe di Mozzano, frazione di Ascoli, al centro dell’appello della sezione ascolana di Italia Nostra, presieduta dal professor Gaetano Rinaldi che stavolta punta il dito sulla condizione in cui versa la struttura.

 

«Questo ponte – sottolinea in  una nota Rinaldi – è uno dei tanti ponti della Consolare Salaria di epoca romana presenti nel territorio ascolano.
In genere questi ponti giacciono in una condizione di abbandono, risultano sconosciti ai più, mentre nulla si fa per elaborare un progetto innovativo che ne permetta la fruizione visiva, la valorizzazione, la conservazione.
In merito al Ponte del Rio San Giuseppe, sembra che non si aspetti altro che scompaia definitivamente per esser sostituito, magari da un manufatto in cemento destinato non a durare due millenni, ma al massimo non più di 50 anni così come accaduto per il famoso ponte di Genova.

 

Circa 30 anni fa – continua la nota di Italia Nostra – sollecitati da una abitante del posto, segnalammo il pericolo che il Ponte correva per la presenza, sotto l’arcata del manufatto, di una rilevante quantità di materiale di risulta prodotto da scavi o interventi edilizi e che avrebbe potuto determinate un effetto diga e quindi la distruzione del ponte in caso di violente piogge torrenziali.

In quel caso la nostra segnalazione produsse un effetto tempestivo. Infatti il materiale di risulta fu portato via immediatamente e depositato probabilmente in una apposita discarica.
In seguito niente fu fatto per valorizzare questa testimonianza di civiltà. L’arcata è stata progressivamente coperta da piante rampicanti, nel tempo diventata una vera e propria foresta compatta di arbusti e alberi che oscurano la vista del manufatto e ne minano la sicurezza e l’integrità.

 

In caso di piogge eccezionali la vegetazione potrebbe impedire il deflusso delle acque e dell’altro materiale solido dalle stesse trasportato, creando una vera e propria diga che potrebbe determinare il crollo del manufatto e la sua scomparsa definitiva.

Sollecitiamo pertanto – conclude Rinaldi – gli organi competenti ad effettuare interventi indispensabili per mettere in sicurezza il ponte creando magari le condizioni per valorizzarlo, elaborando un progetto per la messa in rete di tutti i ponti di epoca romana esistenti nel nostro territorio recuperando i tratti dell’antica Salaria ancora esistenti». 


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