di Peppe Ercoli
Otto anni sono passati da quel tragico 30 ottobre 2016, quando il terremoto rase al suolo Arquata e le sue frazioni, già duramente colpite dalla scossa del 26 agosto dello stesso anno. Un periodo lungo, segnato da difficoltà e attese, durante il quale, però, si sono registrati anche progressi importanti.
In questo giorno il sindaco Michele Franchi rivolge un appello accorato a imprese e progettisti. «Chiediamo un’attenzione concreta e mirata per i nostri territori, quelli più colpiti. Dopo otto anni, seppur con molti progetti avviati, restano ancora tanti problemi e altri interventi da completare – afferma il primo cittadino arquatano – Un importante passo avanti è stato fatto di recente: la Conferenza dei servizi ha approvato i progetti delle opere e dei sottoservizi per diverse frazioni, tra cui Pretare e Capodacqua, con un cronoprogramma in arrivo anche per le altre frazioni e il capoluogo».
Ad oggi, Arquata conta circa 650 residenti, un numero che il sindaco spera di aumentare al più presto. «Dobbiamo fare di tutto per invertire questo trend. Abbiamo il supporto delle ordinanze, un dialogo continuo con il commissario e con l’Ufficio speciale per la ricostruzione. Mi rivolgo ancora una volta a imprese e professionisti, chiedendo loro di concentrarsi sui nostri territori, per dare un futuro alle comunità che desiderano tornare e crescere nella loro terra».
Franchi sottolinea infatti che «oggi ci sono tutti i progetti e le autorizzazioni necessarie. Non esistono più le scuse della burocrazia o della mancanza di direttive: è il momento di procedere, di accelerare i lavori là dove ce n’è davvero bisogno».
Dopo otto anni, il sindaco non nasconde una certa amarezza: «Pensavo che a questo punto si fosse fatto di più. Ma sono consapevole delle difficoltà dopo un terremoto di portata impressionante come quello del 2016». Non vuole però indulgere in polemiche, ma chiede una marcia in più nelle aree interne della provincia di Ascoli. «Siamo stati rallentati anche da chi ha messo ostacoli lungo il percorso. Adesso, però, è fondamentale guardare tutti nella stessa direzione: la ricostruzione è un compito collettivo e una responsabilità condivisa».
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