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Alla deriva tra Marche e Abruzzo, una piccola barca evoca grosse paure

SAN BENEDETTO - Un mezzo nautico in vetroresina, senza matricola né altri segni di riconoscimento, è stato recuperato a 4 miglia dal porticciolo di Martinsicuro e portato a San Benedetto, dov’è in custodia della Guardia costiera. In pieno autunno, con il "Giorno dei Morti" alle porte, un’imbarcazione da sola in Adriatico richiama antiche storie del folklore marinaresco
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di Marco Braccetti

 

Una barca abbandonata alla deriva è sempre avvolta da un velo di mistero. Soprattutto in autunno inoltrato: periodo in cui il folklore della marineria locale ammanta l’Adriatico di fosche storie. Ma iniziamo dalla cronaca. Non ha matricola né altri segni che ne possano identificarne il titolare. E’ un piccolo giallo il ritrovamento di un natante da diporto, a circa 4 miglia dal porticciolo di Martinsicuro.

 

Il porticciolo di Martinsicuro (Foto: Flickr – Claudio Felisi)

La barca, recuperata da un’altra imbarcazione locale, è stata trainata fino al porto sambenedettese, dove la Guardia Costiera ha fatto scattare le procedure previste in simili casi. E’ stato emesso un avviso di ritrovamento (per leggere l’atto ufficiale, clicca qui) dove si chiarisce che, se il proprietario non si fa vivo entro 6 mesi, la barca (in vetroresina) verrà messa all’asta. Trascorsi ulteriori 2 anni, la somma realizzata tramite quell’asta verrà devoluta alla Cassa nazionale per la previdenza marinara, presso l’Inps.

 

Il personale dell’Autorità marittima non ha un’idea chiara su come quella barca sia potuta finire alla deriva poco lontano dalla Riserva Sentina ma, secondo alcune ipotesi, le forti mareggiate delle scorse settimane potrebbero aver influito. Possibile che il mezzo nautico era stato collocato sulla spiaggia e da lì, dopo una forte “botta di mare”, abbia preso il largo, anche se non si capisce da quale punto esatto della costa.

 

In pieno autunno, con i “Giorno dei Morti” alle porte, una barca da sola in mare richiama antiche storie del folklore marinaresco. Nella notte tra il primo e il due novembre, tradizione voleva che i pescatori non andassero in mare. Era infatti superstizione comune che, se avessero osato calare le reti in acqua, avrebbero pescato solo ossa e teschi umani. Secondo la credenza del tempo infatti, al calar della notte, passava per mare il leggendario nocchiero Caronte a bordo di una barca colma di scheletri nudi e bianchi: i morti del mare.

 

Il traghettatore di virgiliana memoria andava alla ricerca dei cadaveri dispersi nelle acque. Guai a incontrarlo di notte: anche il più impavido degli uomini di mare sarebbe stato investito da una paura paralizzante che l’avrebbe mandato in rovina. Una notte proibita per la pesca, la cui interdizione tuttavia non spaventò tutti i marinai. In tempi passati qualche vecchio lupo di mare giurò infatti che alcuni giovani pescatori, scettici di fronte a tanta superstizione e incuranti dei racconti popolari, si fossero imbarcati e che, gettate le reti, le avessero effettivamente ritirate poco dopo ricolme di ossa umane.

 


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