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Disastro Valencia, i geologi delle Marche: «A monte ci sono le colpe dell’uomo»

CLIMA - Il presidente dell'Ordine, Piero Farabollini: «Questo episodio tragico ci ricorda quanto sia complesso gestire le dinamiche idrogeologiche, soprattutto in contesti urbani densamente popolati»
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Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche

 

«Esprimiamo la nostra vicinanza alla popolazione spagnola, e in particolare a quella della comunità di Valencia, duramente colpita dalle recenti alluvioni che al momento in cui scriviamo hanno causato cento vittime», scrive in una nota Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche.

 

«L’evento – continua Farabollini – ha purtroppo riportato alla memoria la storica inondazione del 1957, in cui il fiume Turia causò devastazioni significative attraversando il centro di Valencia. Dopo quella tragedia, che costò la vita a 81 persone, le autorità spagnole decisero di deviare il corso del fiume a diversi chilometri più a sud per ridurre il rischio di future inondazioni. Tuttavia, il fiume sembra oggi aver ripreso, almeno in parte, il suo antico percorso».

 

Questo episodio tragico «ci ricorda quanto sia complesso gestire le dinamiche idrogeologiche, soprattutto in contesti urbani densamente popolati. A seguito di particolari perturbazioni atmosferiche tipiche del Mediterraneo occidentale, eventi di portata eccezionale possono verificarsi e colpire aree già vulnerabili. Sebbene il cambiamento climatico contribuisca a incrementare la frequenza e l’intensità di questi fenomeni estremi, le cause delle alluvioni non sono imputabili esclusivamente a questa variabile».

 

«Ribadiamo – sottolinea – che un’efficace politica di prevenzione non può prescindere dalla comprensione delle caratteristiche storiche e geomorfologiche del territorio, così come delle condizioni meteorologiche locali. In aree storicamente soggette a fenomeni di piena, come Valencia, è cruciale un monitoraggio costante, un’attenta pianificazione territoriale e un adeguamento delle infrastrutture esistenti. Gli interventi devono mirare non solo alla sicurezza, ma anche alla resilienza delle città e delle aree limitrofe, in modo che possano reagire efficacemente e in tempi rapidi».

 

«Alla luce di questi eventi– conclude il presidente dei Geologi marchigiani ribadiamo l’importanza di mettere al centro delle politiche ambientali un approccio preventivo, fondato sullo studio scientifico e multidisciplinare del territorio e sulle previsioni idrogeologiche. Solo così sarà possibile ridurre i rischi per la popolazione e i danni al patrimonio e alle infrastrutture».


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