di Marco Braccetti
Un ricordo simbolico (collocando una corona di fiori al cimitero) e un ricordo più concreto: annunciando un impegno per riparare il danno di una lapide molto importante. Ecco il “doppio binario” su cui ha viaggiato il 2 Novembre del sindaco Antonio Spazzafumo. Partiamo col dire che si è spezzato il sostegno in metallo di una delle due torce (realizzate sempre in metallo) che adornano la targa-ricordo dei 12 caduti del motopeschereccio “Carla”. Nel 1948, l’imbarcazione fu investita dall’esplosione di una mina vagante che falcidiò l’equipaggio.
Oggi la lastra che commemora quel tragico episodio attende un rapido intervento di riqualificazione da parte delle autorità competenti. La torcia rotta giace lì per terra. Non si sa se si tratta di un atto vandalico o dell’azione corrosiva del tempo e della salsedine. Certo è che un identico episodio avvenne quasi dieci anni fa e, in quel caso, la riparazione ci fu solo dopo più di 6 mesi e dopo numerose proteste di alcuni storici pescatori. Si tratta di una delle lapidi più datate ed elaborate presenti lungo il muro del Molo Nord dove si susseguono i ricordi dei fatti luttuosi che, nel corso dei decenni, hanno colpito la locale marineria. Un luogo assai caro a tanti pescatori e lavoratori portuali. Un punto nevralgico per la storia e per le radici sambenedettesi. Vedremo se, stavolta, si farà prima con il restauro. Intanto, nella mattinata del 2 novembre, il sindaco ha assicurato un suo concreto interessamento per affrontare il problema.
Questo a margine della tradizionale deposizione della corona di fiori all’ingresso principale del civico cimitero, lungo via Conquiste. Presenti autorità civili, militari ed, in rappresentanza del clero, don Gianni Capriotti. Spazzafumo ha tenuto un breve discorso nel quale si è soffermato su due aspetti: «In primis – ha detto – vorrei esprimere particolare vicinanze a tutte quelle tombe senza un fiore. Tombe spoglie, non per dimenticanza dei familiari ancora in vita, ma proprio per la mancanza di persone ancora vive a tramandare il ricordo di quel defunto». Il pensiero del sindaco è poi andato ai caduti sambenedettesi per la Liberazione dal nazifascismo, avvenuta 80 anni fa esatti: nel 1944.
In conclusione, Spazzafumo ha declamato “Si ha paura di migliaia di cose”: poesia di Hermann Hesse.
Si ha paura di migliaia di cose,
del dolore, dei giudizi, del proprio cuore;
si ha paura del sonno, del risveglio,
paura della solitudine, del freddo,
della follia, della morte.
Specialmente di quest’ultima,
della morte.
Ma sono tutte maschere, travestimenti.
In realtà c’è una sola paura:
quella di lasciarsi cadere,
di fare quel passo verso l’ignoto
lontano da ogni certezza possibile…
c’è una sola arte, una sola dottrina,
un solo mistero:
lasciarsi cadere, non opporsi recalcitrando
alla volontà di Dio,
non aggrapparsi a niente,
né al bene né al male.
Allora si è redenti,
liberi dalla sofferenza,
liberi dalla paura.
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