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«Lavori di nuovo fermi, strada trattata come una semplice mulattiera» Lettera aperta dei sindaci della Valdaso

AREA MONTANA - «Come si possono impiegare circa 12 anni, tra progettazione ed esecuzione dei lavori, per fare un tratto così breve ma fondamentale per sostenere tutti coloro che hanno deciso di rimanere a vivere nelle zone montane dopo il terremoto e covid? Come si può mortificare una popolazione che da una parte viene incentivata alla ricostruzione e dall’altra viene penalizzata sotto l'aspetto infrastrutturale?»
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei sindaci di Comunanza, Amandola, Force, Montelparo, Montedinove, Montemonaco, Montefortino, Rotella, Santa Vittoria in Matenano, Smerillo, Montefalcone Appennino:

Scriviamo in merito ai lavori che stanno interessando la SS433 di Val D’Aso, in particolare al tratto 33+200 in corrispondenza di Ponte Maglio di Santa Vittoria in Matenano.

Tale intervento, finanziato a seguito del sisma è altamente funzionale per il nostro territorio, ed era ritenuto dai più ottimisti propedeutico ad un ulteriore investimento che avrebbe accorciato ulteriormente i tempi di percorrenza verso la costa e autostrada. Speranze disattese queste, da una progettazione durata ben 8 anni e da una previsione – da progetto – di 511 giorni solo per la realizzazione del primo tratto. A questo si aggiunge che da almeno due mesi i lavori sono inspiegabilmente fermi con l’utilizzo di un sistema con semaforo, che oltretutto è andato in tilt per ben due volte, causando disagi e rischi gravissimi. Ad oggi lo stato di avanzamento dei lavori è del 13.05% e la data prevista di fine lavori sarebbe maggio 2025, obiettivo che allo stato attuale è chiaramente irrealistico.

Senza voler necessariamente puntare il dito su nessuno esigiamo allo stesso tempo risposte. Quali valutazioni hanno portato a validare un appalto di così lunga durata per un tratto così breve? Perché un’arteria così importante per le aree montane, lavoro, turismo, sanità viene trattata come se fosse una semplice mulattiera? Come si possono impiegare circa 12 anni, tra progettazione ed esecuzione dei lavori, per fare un tratto così breve ma fondamentale per sostenere tutti coloro che hanno deciso di rimanere a vivere nelle zone montane dopo il terremoto e covid? Come si può mortificare una popolazione che da una parte viene incentivata alla ricostruzione e dall’altra viene penalizzata sotto l’aspetto infrastrutturale?

Su questa nota c’è la stanchezza dei sindaci che continuano a rincorrere, e che chiedono risposte nel tentativo di tutelare le loro comunità dalle falle di un sistema che continua a non funzionare. Quello del tratto di Ponte Maglio non è infatti un caso isolato, come rilevato insieme ai Sindaci di Rotella e Montemonaco in particolar modo, i quali vedono i loro territori fortemente penalizzati da lavori ANAS in forte ritardo.

Chiediamo dunque che l’ANAS fornisca chiarimenti sullo stato di avanzamento del progetto e in particolare fornisca spiegazioni e soluzioni circa l’attuale fase di stallo dei lavori, che constatiamo da mesi. Chiediamo anche che la Regione Marche attenzioni la presente questione e si ponga a supporto delle comunità che essa stessa – insieme a noi – rappresenta.

Riteniamo opportuno inoltre un confronto con i vertici Anas e Regione per arginare un malessere non più tollerabile.


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