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Violenza di genere: tavolo di confronto per prevenire un fenomeno in crescita

ASCOLI - Il convegno sul tema si è svolto a Palazzo dei Capitani grazie al Comitato Pari Opportunità dell'Ordine degli Avvocati. Tanti i temi sul tavolo. In città è presente anche un "Centro per uomini autori di violenza" che ha vari sportelli, tra cui Folignano e Fermo
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di Elena Minucci

 

La violenza tra le mura domestiche è un fenomeno definito ormai da tanto tempo “emergenziale” in quanto si tratta di una violazione dei diritti umani che coinvolge ogni anno un numero crescente di donne  che richiede interventi mirati in modo tale da proteggere le vittime.

Un momento del convegno

 

Per questo, il Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli avvocati di Ascoli ha deciso di affrontare questa tematica, andando a vedere le varie metodologie di intervento, come funzionano e come sono strutturati i centri antiviolenza e quelli dedicati agli uomini autori di violenza durante il convegno tenutosi nella Sala dei Savi di Palazzo dei Capitani nella giornata di oggi, venerdì 8 novembre.

 

«Si tratta di un organismo che si occupa di monitorare le discriminazioni che possono avvenire all’interno della professione ma si rivolge anche alla violenza di genere, alle discriminazioni che riguardano i disabili e a tutte quelle tematiche riguardanti le fragilità dal punto di vista sociale già istituto presso il tribunale di Ascoli, e che da sei anni opera su tutto il territorio», spiega Alisia Laudadio, presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati.

«Da sempre ci sono leggi sovranazionali ed internazionali, come ad esempio la Convenzione di Istanbul, che prevedono misure di prevenzione per situazioni a rischio nella violenza di genere, intesa come violenza perpetrata nei confronti di una donna in quanto tale – continua -. Grazie anche al codice rosso e al codice rosso rafforzato, vengono messi in evidenza delle linee di prevenzione per questi casi. Il comitato opera anche attraverso  progetti e iniziative all’ interno delle scuole ed è disposizione di chiunque si trovi in condizioni di disparità nella società».

 

«La violenza sta invadendo le cronache, ormai è diventato un vero e proprio allarme sociale – afferma Paolo Travaglini presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ascoli – Riprendendo un vecchio articolo dell’Istat, emerge che il 31,5% delle donne è vittima di qualche forma di violenza. Il livello attuale è di una gravità inaudita e coinvolge tutti noi professionisti. Certamente è un campanello di allarme di qualcosa che si è rotto».

La violenza  non passa solo attraverso le normative ma fondamentale è il supporto alle donne attraverso il ruolo dei centri antiviolenza, vere e proprie strutture dedicate al supporto e alla protezione delle vittime.

 

«Il 2024 è stato un anno molto intenso: l’annualità non è ancora finita ma stiamo raggiungendo i 100 accessi di donne presso il nostro centro. Rispetto al 2023, abbiamo registrato una crescita delle messe in protezione», afferma Laura Gaspari, coordinatrice del Centro Antiviolenza “Donna Con Te”  con sede ad Ascoli ma con più sportelli su tutto il territorio (Ascoli, Spinetoli e San Benedetto del Tronto).

 

«Il numero di donne che fanno richiesta di aiuto aumenta sempre di più – prosegue -. Per questo, a breve apriremo una seconda casa emergenza, in quanto le strutture presenti non sono più sufficienti per accogliere le donne. Un dato in costante crescita grazie sicuramente ad un lavoro capillare di sensibilizzazione della tematica sul territorio ma anche perché il percorso di emancipazione femminile continua, seppur lentamente. Il nostro centro opera sul territorio attraverso più presidi, in modo tale che le donne possono scegliere in quale città andare e vedersi garantita anche una certa riservatezza. A capo c’è una equipe tutta al femminile e ogni anno aumentano anche le  professionalità, così da garantire alle vittime una risposta che possa soddisfare ogni loro esigenza».

Non solo donne. Ad Ascoli è presente il “Centro per uomini autori di violenza” che ha vari sportelli, nel territorio piceno è presente a Folignano e a Fermo.

 

«Si tratta di un progetto in rete che coinvolge tutta la regione – spiega il coordinatore Andrea Fiorilli -.  Operiamo attraverso programmi per uomini autori o potenziali autori di violenza. Essi consistono in colloqui iniziali dove si valuta ogni situazione per poi iniziare un percorso di gruppo psico-educativo attraverso cui avviene il riconoscimento della violenze e delle conseguenze della violenza arrecata, la presa di responsabilità e le modalità per evitare la recidiva, attraverso uno sviluppo di un cambiamento profondo negli uomini. Il tutto è condotto da me e dalla psicologa-psicoterapeuta Francesca Fabiani, così da permettere agli uomini di rimettersi in gioco attraverso una figura femminile. Quest’anno nel nostro centro abbiamo avuto 20 uomini ma il numero è in aumento».

«Fondamentale è il ruolo della progettazione e della parte informativa della giustizia riparativa e della mediazione del conflitta, parte centrale del nostro lavoro – dice Debora Siliquini, direttore della cooperativa “Lella” di Grottammare -. Grazie ad alcuni finanziamenti pubblici regionali abbiamo realizzato un progetto biennale per permettere l’accesso alla giustizia riparativa. Da quest’anno abbiamo un finanziamento anche per l’accesso da parte delle vittime di reato agli sportelli di ascolto e di informazione, anche dal punto di vista delle conseguenze psicologiche che possono riportare, per poi effettuare, in un secondo momento, un invio ai territori per segnalare particolari esigenze delle vittime».

 

Il tutto viene realizzato sul territorio dalla cooperativa “Lella”. La sensibilizzazione è rivolta sia ai tecnici che ai rappresentanti della comunità (enti di volontariato, cooperative sociali e gruppi di vittime già istituiti) per dare la possibilità di intervenire, tramite il mandato dell’autorità giudiziaria, al Centro regionale Mediazione dei conflitti.

 

Importante anche il ruolo del legale nelle questioni dei conflitti familiari.

 

«L’avvocato deve saper gestire il conflitto anche nel momento in cui assiste una delle parti – conclude Gianluca Reitano, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Teramo e docente presso la scuola forense -. Esiste un codice deontologico che  impone il dovere di conoscere la verità sui fatti ma soprattutto il tentativo di comporre il conflitto, in modo tale che il legale possa essere uno strumento positivo, nonché il primo filtro, tra la violenza di genere e l’autorità giudiziaria competente, che riesca a gestire le situazioni e far condurre una definizione del fatto il prima possibile nell’ interesse dei propri assistiti».
 


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