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«Prezzi delle case alle stelle, i giovani se ne vanno da San Benedetto»

DOCUMENTO dell'Università Politecnica per il percorso del nuovo Piano Regolatore. Dall'analisi emerge la stabilità della popolazione ma anche l'invecchiamento della stessa, mentre crescono i comuni limitrofi. Economia da diversificare
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Panorama su San Benedetto e nel riquadro il rettore Gianluca Gregori e il professor Valerio Temperini

 

di Pier Paolo Flammini

 

Una foto con luci e ombre, quella che l’Università Politecnica delle Marche ha scattato su San Benedetto dal punto di vista socio-economico, per consentire di avviare il percorso del Piano Regolatore Generale sulla base di indicazioni esatte sulla situazione cittadina, non solo dal punto di vista urbanistico.

 

In Sala consiliare il rettore Gianluca Gregori e il Professore Associato presso il Dipartimento di Management Valerio Temperini hanno illustrato gli studi forniti. Tanti i temi emersi: innanzitutto una stabilizzazione dei residenti nel nuovo Millennio, con un incremento di appena lo 0,1% tra il 2001 e il 2024, e un costante invecchiamento della popolazione, conseguenza sia delle dinamiche demografiche ma anche del fatto che molti giovani abbiano nel frattempo lasciato San Benedetto, o per motivi lavorativi o semplicemente trasferendosi in quella che potremmo definire la vera città che su San Benedetto fa perno, ovvero la cerchia dei comuni limitrofi (Grottammare, Cupra, Acquaviva, Monteprandone, Monsampolo, Martinsicuro), tutti di ridotte dimensioni territoriali come San Benedetto, ma che nel frattempo aumentano la popolazione grazie al flusso in uscita di giovani famiglie. Il motivo? L’eccessivo costo degli appartamenti a San Benedetto, e il fatto che il consumo di suolo sia così elevato da non consentire praticamente nuovi insediamenti ma solo riqualificazioni dell’esistente.

 

Valerio Temperini

«Siamo andati a ricercare dati da varie fonti statistiche e abbiamo incontrato i principali portatori di interesse e i presidenti dei comitati di quartiere – afferma Temperini – Il primo dato interessante è che la città, pur molto appetibile, cosa che si vede dai prezzi degli immobili, deve rafforzare i servizi a favore dei residenti e innescare motori di sviluppo economico che non possono essere legati solo al turismo e alla stagione estiva. Occorre puntare anche oltre il turismo balneare, in segmenti diversi che possono essere attivati, come la blue economy».

 

Continua il professore: «Lo studio conferma alcune tendenze, alcuni comuni al Piceno e alle Marche, ovvero un fenomeno di spopolamento coi giovani che abbandonano i territori, e l’invecchiamento, che implicano una maggiore richiesta di servizi socio-sanitari. Il nostro studio ha l’obiettivo di indicare delle traiettorie di sviluppo strategiche, quindi diversificare l’offerta culturale, attivare la blue economy, la crescita dei servizi, la diversificazione dell’offerta commerciale, migliorare l’accessibilità e la fruibilità della città soprattutto per il centro storico, incrementare gli spazi pubblici verdi».

 

Gianluca Gregori

Da parte sua il rettore Gregori aggiunge: «Il suolo è utilizzato in maniera notevole a San Benedetto dunque pensare di usarne dell’altro non sarebbe appropriato. Bisognerà ragionare invece sui servizi, sul miglioramento dello stato attuale. Altri elementi interessanti sono la trasformazione degli alberghi in residence, con gli alberghi passati in 25 anni da 124 a 75, il tema delle seconde case, il fatto che i giovani vanno via, l’incremento dei costi degli appartamenti, cosa che non agevola la popolazione giovanile, e dunque bisognerebbe pensare a progetti di housing sociale».

 

«Negli ultimi casi a San Benedetto i prezzi delle case sono aumentate notevolmente, ma occorre stare attenti alle “bolle“. C’è una domanda molto forte di investitori, ma se ragioniamo in termini di residenzialità, di sviluppo della città, questo non è un dato molto positivo perché spesso questi investitori vivono San Benedetto soltanto per alcuni mesi, dal punto di vista dell’abitabilità l’effetto è minore perché ci sono meno servizi e meno consumi» conclude.


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