Non doversi procedere perché incapace di intendere e di volere al momento del fatto. È questa la sentenza emessa dal Tribunale di Ascoli nei confronti di un 21enne accusato di aver partecipato al pestaggio avvenuto il 5 agosto 2019 durante la festa di Sant’Emidio. Il giovane era stato processato con rito ordinario, assistito dall’avvocata Alessandra Ancona, dopo che il giudice Matteo Di Battista aveva ha dichiarato nullo un primo decreto di citazione diretta a giudizio.
Gli altri due imputati, entrambi 22enni di origini straniere, hanno scelto il rito abbreviato: uno è stato condannato a otto mesi, l’altro a un anno e sei mesi, con pene sospese. Nella vicenda, la vittima ei suoi familiari, rappresentati dagli avvocati Umberto Gramenzi e Silvia Morganti, si sono costituiti parte civile.
L’aggressione si è consumata durante la notte di Sant’Emidio, ad Ascoli. La vittima, operata d’urgenza e con una prognosi di 40 giorni, ha riportato gravi danni a un occhio, subendo lunghe cure per limitare gli effetti dei colpi ricevuti. Durante il processo ha dichiarato: «Ricordo solo un colpo fortissimo al volto che mi ha fatto perdere i sensi. Non conosco e non sono in grado di riconoscere i miei aggressori».
I tre imputati sono stati accusati di concorso in lesioni personali gravi con tre aggravanti: aver agito per futili motivi, essendo accaniti in gruppo contro una sola persona e aver utilizzato una catena per colpire la vittima. Inoltre, uno dei 21enni rispondeva anche di tentata violenza privata, avendo minacciato due testimonianze per impedire loro di sporgere denuncia, aggravato dalla recidiva infraquinquennale.
La Procura per i minori di Ancona si è occupata della posizione di alcuni partecipanti, all’epoca dei fatti.
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