Non si placa l’ondata di dissenso che ha scatenato l’annuncio della chiusura, a fine 2025, dello stabilimento Beko di Comunanza.
Sull’argomento intervengono il presidente della Provincia di Ascoli, Sergio Loggi, la Cna Picena con la presidente Arianna Trillini ed il direttore Francesco Balloni, e l’eurodeputato del Partito Democratico Matteo Ricci.
Loggi, nel dire no alla chiusura del sito produttivo piceno, annuncia la convocazione di un Consiglio provinciale aperto: «L’Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno – si legge nella nota – esprime grande preoccupazione e netta contrarietà per la ventilata decisione di Beko Europe di chiudere, a fine 2025, lo stabilimento di Comunanza. Si tratterebbe infatti di un colpo durissimo inferto all’economia della zona montana e dell’intero territorio Piceno.
Appena il 7 novembre scorso la Provincia, partecipando al confronto instaurato al Ministero delle Imprese del Made in Italy, espresse insieme alle altre istituzioni presenti l’urgenza imprescindibile di salvaguardare i livelli occupazionali predisponendo un piano industriale credibile e strutturato di rilancio del sito di Villa Pera (leggi qui).
La Provincia rinnova l’impegno ad essere al fianco delle istituzioni, dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali per attivare, nell’ambito delle proprie competenze, ogni possibile azione volta a scongiurare una gravissima crisi per la coesione sociale ed economica del Piceno e delle realtà coinvolte in altre aree del Paese. In tale prospettiva, è mia intenzione convocare, a breve, un Consiglio Provinciale aperto per promuovere un confronto con tutte le forze politiche, sociali, economiche del territorio su questa vicenda al fine di elaborare proposte e strategie di intervento e mobilitazione.
Si chiede, inoltre, al Governo nazionale e alla Regione di agire immediatamente utilizzando tutti gli strumenti possibili compreso l’utilizzo del Golden Power affinché l’azienda riconsideri tale drastica ed inaccettabile decisione ed attui invece, come auspicabile, politiche industriali responsabili volte a garantire occupazione e sviluppo.
Ci si lamenta del drammatico spopolamento subito dall’aree interne e la vicenda Beko dimostra e conferma quanto sia urgente e necessario intervenire, a livello centrale e regionale, con misure straordinarie e strutturali per contrastare un fenomeno che rischia di assumere proporzioni sempre più drammatiche con un impatto sociale ed economico insostenibile».
«Cronaca di una morte annunciata da tempo» è il lapidario commento dei vertici della Cna picena che chiede interventi urgenti per la tutela del distretto e dell’indotto di Comunanza: «Senza lavoro e senza investimenti, la chiusura dello stabilimento Beko, cuore pulsante di un distretto industriale storico e di fondamentale importanza per l’economia del Piceno e delle Marche, genererebbe un effetto domino su tutte le aziende del territorio, mettendo a rischio attività storiche e radicate sul territorio e compromettendo la tenuta occupazionale dell’area di Comunanza e dei comuni limitrofi» sono le parole di Francesco Balloni e Arianna Trillini.
«Insieme ai 320 esuberi previsti entro il prossimo anno e alla perdita di altrettanti posti di lavoro sul territorio (circa 2.000), in ballo c’è il destino di un indotto che per decenni ha rappresentato un autentico valore aggiunto per il territorio, generando valore e un tasso di occupazione che ora, in un tragico scenario fatto di chiusure e licenziamenti, rischiano di scomparire, lasciando le nostre aree interne prive di uno dei principali punti di riferimento sul piano economico e occupazionale».
L’associazione evidenzia la necessità di mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per tutelare il tessuto imprenditoriale locale e trattenere il gruppo industriale sul territorio, incentivando i vertici di Beko a non rivolgersi a mercati più appetibili e a puntare sulla manodopera qualificata e alla comprovata esperienza delle maestranze del Piceno nel portare avanti la produzione di elettrodomestici.
«Ad oggi, però – sottolineano Balloni e Trillini – le difficoltà con cui le imprese convivono mettono a rischio la competitività del nostro territorio.
A questo proposito, misure come la Zona Logistica Semplificata (Zls), con agevolazioni e semplificazioni significative per chi fa impresa, vanno attivate tempestivamente e abbinate a degli aiuti concreti, previsti nell’ambito di un provvedimento ad hoc che possa tutelare un distretto industriale unico nel suo genere nella zona, con alcune tra le realtà imprenditoriali più virtuose del Piceno.
Realtà che, nel tempo, hanno già fatto i conti con il rischio delocalizzazione e che dal 2018 a oggi, come confermano i dati elaborati dal Centro studi Cna Marche, hanno assistito alla perdita di ben 193 posti di lavoro (dagli allora 515 agli attuali 322) nell’ambito della fabbricazione di elettrodomestici, con un calo occupazionale del 37,5% che rischia di toccare quota 100% nel giro di pochi mesi.
Come associazione, oltre a garantire la massima attenzione sulla questione, chiediamo alle istituzioni che la tutela dell’occupazione e la salvaguardia del distretto industriale di Comunanza diventino una priorità assoluta per assicurare la stabilità economica dell’intero territorio provinciale e non compromettere gli sforzi in atto per combattere lo spopolamento delle aree interne».
«Lo stabilimento Beko di Comunanza, ex Whirlpool, è fondamentale per tutto il territorio circostante e dà lavoro a 400 persone, più i lavoratori dell’indotto – afferma Matteo Ricci – una decisione così drastica, che va a incidere in modo drammatico sulla vita di tante famiglie non può essere accettata supinamente. Grave che il Ministro Urso sia stato assente al tavolo fissato con i sindacati: una dimostrazione lampante dell’incapacità di tutelare i lavoratori ed il tessuto produttivo del Paese”, prosegue Ricci. “Saremo al fianco dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali, che in queste ore hanno dichiarato lo stato di mobilitazione, nella richiesta al Governo di esercitare quanto prima la golden power affinché venga scongiurata la chiusura degli stabilimenti e siamo date risposte ai lavoratori e alle loro famiglie».
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