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Omicidio Pamela, ricorso straordinario
sulla violenza sessuale
«Evidente errore della Cassazione»

DALLE MARCHE – I legali di Innocent Oseghale, condannato all’ergastolo per il delitto della 18enne romana avvenuto a Macerata, hanno presentato un nuovo ricorso: ritengono che la sentenza della Suprema corte sullo stupro sia fondata su un presupposto sbagliato. L’udienza per la discussione è stata fissata al 16 gennaio
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Omicidio di Pamela Mastropietro, presentato ricorso straordinario in Cassazione sulla questione della violenza sessuale. La mossa è degli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, difensori di Innocent Oseghale, il 35enne nigeriano condannato all’ergastolo per il delitto della 18enne romana (avvenuto il 30 gennaio 2018 a Macerata). La Suprema corte ha accolto il ricorso e l’udienza per la discussione è stata fissata al 16 gennaio prossimo.

 

 

L’ultima sentenza della Cassazione, proprio sulla questione della violenza sessuale, contestazione decisiva per arrivare alla condanna dell’ergastolo, era arrivata il 23 gennaio scorso (leggi qui). I giudici avevano respinto il ricorso degli avvocati di Oseghale e quindi confermato la condanna all’ergastolo. Alla sentenza si era arrivati dopo un precedente rinvio della Corte di Cassazione alla Corte d’appello di Perugia per valutare se ci fosse stata o meno la violenza sessuale (movente del delitto).

 

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Innocent Oseghale

Ora questo nuovo ricorso verte su quello che i legali di Oseghale considerano un «errore percettivo» della Cassazione nella lettura degli atti e dei fatti, errore che sarebbe stato decisivo nella formulazione del giudizio. In sostanza, secondo Matraxia e Gramenzi, i giudici hanno ritenuto che Oseghale avesse con sé l’eroina da dare a Pamela, e che avesse atteso di arrivare nella sua abitazione di via Spalato per dargliela, così da approfittare poi del suo stato alterato per costringerla a un rapporto sessuale non protetto. 

 

In realtà, sostengono i legali di Oseghale che si richiamo alle altre sentenze sull’intera vicenda, Oseghale non aveva con sé l’eroina. Infatti, ricostruiscono i due avvocati, quel giorno Oseghale contattò un suo connazionale (Desmond Lucky, poi condannato per spaccio) per reperire la droga chiesta da Pamela, incontrata ai Giardini Diaz. E quindi sarebbe stato proprio Desmond Lucky, secondo questa ricostruzione, a fornire la dose alla 18enne in concorso con Oseghale.

 

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Gli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia

Dato per certo questo, i legali di Oseghale ritengono quindi che venga meno il presupposto dello scenario della cessione e della conseguente violenza sessuale nell’appartamento del nigeriano.  Il ragionamento conclusivo della difesa è dunque questo: Oseghale, che non aveva con sé la droga, avrebbe preteso da Pamela un rapporto sessuale prima di farla incontrare con Desmond Lucky. Così secondo i legali verrebbe meno ogni presupposto alla base della violenza sessuale. Da qui la richiesta alla Cassazione di annullare la precedente sentenza e di esprimersi in merito al ricorso originario.

 


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